Mai più invisibili, nasce l’Osservatorio delle microimprese

È stato creato dall'Associazione artigiani di Varese e dell'Alto Milanese, insieme alla Bcc e all'università dell'Insubira per studiare le imprese artigiane del Nord Ovest. Presentato il primo rapporto di ricerca alle Ville Ponti

Nasce l'osservatorio delle microimprese del Nord OvestInvocata da tutti, definita l’ossatura dell’economia italiana, eppure, per lungo tempo, la microimpresa è stata  invisibile. A Varese è nato l’Osservatorio economico e congiunturale sulle microimprese del Nord Ovest con un duplice obbiettivo: da una parte fornire uno strumento utile alle microimprese per conoscere se stesse, sia dal punto di vista della gestione quotidiana che dell’andamento del credito bancario; dall’altra rendere visibile ciò che fino a ieri non lo era.
L’osservatorio è una “nuova creatura” voluta fortemente da Marino Bergamaschi – direttore dell’Associazione artigiani recentemente scomparso – insieme alla Bcc, ai colleghi dell’Associazione artigiani dell’Alto Milanese e all’università dell’Insubria. Il primo rapporto di ricerca è stato presentato alle Ville Ponti di Varese in un incontro a cui hanno partecipato: Rossella Locatelli, direttore del CreaRes e professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università dell’Insubria, Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione artigiani di Varese, Lidio Clementi, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate, Gianfranco Sanavia, presidente dell’Associazione artigiani dell’Alto Milanese, e Marco Giovannelli direttore di Varesenews e moderatore dell’incontro.
«Un tempo a Varese c’era il Cedoc – ha esordito Giovannelli– un centro di documentazione e raccolta dati del territorio che venne smantellato dall’allora presidente delle Provincia Ferrario. Ben venga allora questo progetto di ricerca, perché le microimprese oggi hanno difficoltà ad essere rappresentate e studiate».
La ricerca è stata condotta su un gruppo di 212 imprese (forse troppo esiguo per essere rappresentativo di una realtà ben più consistente, come ha fatto rilevare Giovannelli) che hanno risposto a un questionario sull’operatività quotidiana. Nel 38,4% dei casi si tratta di ditte individuali,  nel 41,9%, di società di persone, con un’anzianità media di 21 anni e  un fatturato che, nel 30 per cento dei casi, è inferiore ai 200 mila euro, e  nel 51% è inferiore al mezzo milione di euro.
«Proprio per le loro caratteristiche dimensionali – ha spiegato Locatelli, curatrice della ricerca e direttore del CreaRes e professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università dell’Insubria – le microimprese sfuggono alle  rilevazioni statistiche e vengono in genere escluse dalle analisi congiunturali di Bankitalia».
Lo studio ha evidenziato che nei primi sei mesi del 2009 il 50% delle imprese ha subito un calo significativo del fatturato superiore allo stesso periodo dell’anno prima. Le aspettative per il futuro nel 49,6 % dei casi sono negative, contro l’ottimismo espresso dal 25,9% , atteggiamento confermato anche sul fronte degli investimenti, previsto solo da un quarto degli intervistati. Un ulteriore elemento di rischio è l’elevata concentrazione del fatturato verso i primi cinque clienti.
«Alla Fiera di Rho Pero nel 2006 eravamo in 25 mila a protestare e nessuno ci  considerava – ha detto Merletti –. L’osservatorio è una lente d’ingrandimento sul mondo imprenditoriale del Nord Ovest e mette in rilievo quanto sia importante per gli imprenditori conoscere i propri limiti e poterli superare attraverso strumenti competitivi allo studio di associazioni di categoria, banche e università. L’osservatorio deve andare avanti perché è utile e perché è uno dei tanti semi che Bergamaschi ha fatto germogliare».
Il mondo è cambiato e con esso anche il modo di fare impresa. La vecchia cultura di riferimento va superata in un’ottica nuova, come ha spiegato Sanavia: «la cultura dell’artigiano sta cambiando e l’osservatorio puo’ aiutare le imprese, ecco perché va migliorato e sostenuto, convincendo gli imprenditori a collaborare maggiormente. Oggi occorre fare rete concretamente e questo progetto realizzato dalla Bcc, gli artigiani di Varese e l’Insubria va in questa direzione».
La ricerca ha analizzato anche l’andamento del credito nel 2009. Circa il 60% delle imprese ha avuto problemi di liquidità, per il 32 % si è trattato di problemi prolungati nel tempo e di entità significativa. L’aspetto interessante è che le microimprese intervistate mantengono un rapporto di clientela duraturo e forte con la propria banca di riferimento. Più scarsa invece la conoscenza delle agevolazioni del credito a disposizione degli artigiani e dalle opportunità offerte dai Confidi, che in questa crisi ha giocato un ruolo di sostegno importante per le piccole imprese fornendo la garanzia agli istituti di credito. «La nostra banca ha 113 anni di storia a servizio del territorio – ha concluso Clementi -.  Il rapporto mette in evidenza che il 56 %  delle imprese mantiene per più di dieci anni un rapporto con la banca che considera di riferimento e che nell’81 % dei casi le imprese hanno un istituto di credito di riferimento. Questo dà alla banca locale, quale è la nostra Bcc, un ruolo privilegiato: è un interlocutore preferito anche quando si tratta di fare scelte di fondo».

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Pubblicato il 31 Marzo 2010
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