Benvenuto Post
Prende il via oggi il nuovo giornale diretto da Luca Sofri. Un progetto che somiglia ad altri vincenti in America che aggrega e racconta informazioni prodotte da altri
È online Il Post. È una notizia perché il progetto è ambizioso e rappresenta una grande novità nel panorama editoriale italiano. Dieci anni fa Internet, dopo il boom della new economy, conosceva il suo periodo più nero e uno dopo gli altri chiusero tanti giornali online. Un esempio per tutti fu Il nuovo, diretto da Lucia Annunziata. Da allora, a livello nazionale, non è nato più nulla che sia stato capace di imporsi. Nel frattempo Internet è cambiata radicalmente e non solo per la crescita esponenziale delle connessioni, ma anche per il web 2.0 e la grande partecipazione dei lettori.
“Il Post è una cosa così, – racconta Luca Sofri, direttore del nuovo giornale, – per metà aggregatore (altro termine equivoco), per metà editore di blog. Ha una redazione che pubblica notizie, storie, informazioni raccogliendole in rete e nei media, e linkando e segnalando le fonti. E ha una famiglia di blog affidati ad autori di diverse qualità e competenze ma con cui il Post condivide un’ambizione di innovare la qualità delle cose italiane, nel suo piccolo (e loro l’hanno riconosciuta e ci hanno creduto). Per chi lo ha seguito finora (nove anni), il Post è Wittgenstein, ma di più. Più storie, più link, più idee, più blog”.
Il giornale di Sofri sprizza l’occhio a modelli di oltre oceano e“non fa “reporting” come dicono gli americani: aggreghiamo e raccontiamo informazioni prodotte da altri”.
L’ambizione del nuovo media è quella di “introdurre di più internet nel sistema dell’informazione italiana, – continua Sofri nel suo editoriale di apertura, – migliorare la qualità e l’affidabilità delle news e del giornalismo, rivedere le gerarchie delle notizie a cui siamo abituati, raccontare cose interessanti e che cambiano il mondo (bel claim già preso da Wired). Essere riconoscibili e rappresentare i propri lettori. Farsi venire delle idee. E farsi leggere senza il doping del sensazionalismo, dell’allarmismo e delle fesserie da tabloid. No boxini morbosi”.
Insomma un mix tra giornalismo vecchia maniera e attività da blogger. Tanto che Sofri sostiene che “la separazione tra online e offline, tra giornalismo di carta e in rete, tra redazioni e blog è una sciocchezza di chi vuole costruirla. La linea in terra che ci interessa è quella tra fare le cose bene e fare le cose male”.
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