Gorla Maggiore: fra Kafka, Pedemontana e il patto di stabilità
Un'amministrazione che vivrà praticamente di rimborsi spese e non può quasi investire: è solo un esempio delle difficoltà pratiche che colpiscono i piccoli Comuni
È di pochi giorni fa la clamorosa protesta dei sindaci a Milano, con tanto di riconsegna delle fasce tricolori al Prefetto. Se sui grandi quotidiani nazionali a figurare sono le dichiarazioni dei sindaci dei centri maggiori che, noblesse oblige, guidano l’Anci in questa battaglia – talvolta con qualche imbarazzo politico – è nei piccoli Comuni, ossatura portante del Paese, più che mai qui in Lombardia, che si giunge a situazioni al limite del kafkiano.
Prendiamo ad esempio Gorla Maggiore. Qui si è appena votato: c’è un sindaco, Fabrizio Caprioli, che, riconfermato, stasera presenterà in consiglio comunale la sua seconda amministrazione. La quale, per una serie di concause, di fatto sarà "alimentata" a rimborsi spese, piuttosto che a pieni stipendi: e senza nulla togliere al peso delle responsabilità potenziali a fronte di ogni decisione assunta.
Sì, perchè Gorla Maggiore è uno di quei sempre più numerosi Comuni che non ce l’hanno fatta a rimanere entro i termini del patto di stabilità, il più detestato dei lacci e lacciuoli alla spesa pubblica. A Gorla Maggiore il patto era già "sforato" più di un anno fa. Ed è vero lo stesso di altri Comuni della zona. Per giunta, essendosi già autoridotti in precedenza del 15% gli stipendi, gli amministratori gorlesi hanno dovuto subire un’ulteriore decurtazione del 30% degli introiti, già non eccelsi. Per Comuni di questa portata al sindaco spettavano 2700 euro lordi, agli assessori 1300. Alla fine, oggi restano circa 650 euro, sempre lordi, all’uno e agli altri: lo conferma il sindaco Fabrizio Caprioli. Per la sua il dimezzamento è doppio, in quanto titolare di altra attività lavorativa. «Per fortuna ho un lavoro» sospira. «In condizioni simili, fa ridere amaramente sentir parlare di sindaci a tempo pieno».
Imposto dall’Europa, recepito dall’Italia ai tempi del centrosinistra e mai allentato in seguito, il patto di stabilità di fatto impedisce a molti enti locali di impiegare risorse che pure possiedono. Per rientrare nei parametri di spesa «non dovremmo più realizzare opere di nessun tipo, è una cosa impossibile» lamenta Caprioli. «Nè strade, nè fognature e servizi vari, nè gli interventi di gestione post-discarica». A complicare ulteriormente le cose ci sono le previsioni di Pedemontana, il cui tracciato passa sul territorio comunale e taglierà delle fognature, costringendo a rifarle. Ma come, se proprio intervenendo – e si deve – si allontana ulteriormente la prospettiva di rispettare i parametri? Contraddizioni al limite dell’assurdo che Caprioli ha denunciato a gran voce, racconta, anche l’altro ieri, quando è stato convocato presso la Corte dei Conti proprio in quanto primo cittadino di uno degli ormai numerosi Comuni "reprobi".
Giovedì scorso a Milano Caprioli (nella foto) c’era, con altre centinaia di colleghi lombardi, nel corteo guidato dal sindaco di Varese Attilio Fontana, presidente regionale dell’Anci. L’associazione dei comuni reagisce come può alla situazione obiettivamente non allegra degli enti locali, dai bilanci "ingessati" per mettere un "coperchio" ad una spesa pubblica che forse andrebbe monitorata soprattutto a livello centrale. Di recente il governo ha dato un taglio alle poltrone degli enti locali, misura certamente popolare fra un elettorato disincantato. La reazione è stata di "interpretare" la norma. Ormai, quella di intepretare le leggi a seconda delle situazioni (e delle persone) è sport nazionale; inevitabile, quando gli esempi vengono dall’alto. Così anche Gorla Maggiore, che doveva avere quattro assessori, se ne ritrova cinque, perchè, come commenta Caprioli, «l’Italia è un Paese molto creativo: così nel giro di dieci giorni una nuova nota intepretativa dell’Anci ha portato da quattro a cinque gli assessori nominabili». Lo stesso è accaduto altrove, vedi nelle più popolose Somma o Samarate che avranno sei assessori.
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