Incentivi: sono già quasi finiti
A 5 giorni dall'inizio della loro distribuzione, il fondo da 300 milioni di euro messo a disposizione per certe categorie rischia di essere già in via di esaurimento
Rischia di essere già scaduto il tempo per usufruire degli incentivi lanciati dal governo il 15 aprile scorso: a 5 giorni dall’inizio, il fondo da 300 milioni di euro messo a disposizione per certe categorie rischia di essere già in via di esaurimento. Lo è, in particolare, per prodotti come le moto: «Hanno stanziato per gli scooter a benzina 10 milioni di euro, più altri 2 per i veicoli elettrici – spiega Filippo Consolandi, della concessionaria omonima – Ma già la mattina del 15, ad un’ora dall’inizio, avevamo saputo che avevano già inserito 3000 pratiche. Si può ragionevolmente pensare che solo nel primo giorno da solo siano stati bruciati minimo un milione di euro».
La previsione quindi è che, per le moto, le somme destinate agli incentivi finiscano già in questi giorni: «Del resto non ci sarebbe da stupirsi: facendo una media di 400 euro di incentivi a veicolo, i 10milioni di contributi finiscono con la vendita di circa 25mila scooter».
Un mercato, quindi che rischia di fermarsi di nuovo dopo essere appena ripartito grazie gli incentivi? «Non necessariamente – conclude Consolandi – Se le aziende continueranno anche dopo la fine degli incentivi con le promozioni, il mercato non si fermerà. Perché la verità è che ormai il consumatore acquista solo con la migliore opportunità: e francamente non si può biasimarlo»
Quella degli incentivi, peraltro particolarmente eterogenei in questo frangente – oltre agli elettrodomestici, di cui Varesenews si è occupata durante il Salone del Mobile, e le moto sono coinvolti infatti abbonamenti a internet veloce, motori marini e una serie di prodotti industriali come rimorchi, gru per l’edilizia, inverter e motori elettrici industriali, tutti a basso impatto ambientale – è una manovra per la ripresa del mercato che sembra rivelarsi di corto respiro: «Misure come questa sono sicuramente da considerare utili in funzione anticiclica e non possiamo che apprezzarle, in particolare quando intervengono a sostegno di un settore in profonda crisi come è quello edile – è il commento di Cna che fa riferimento in particolare agli incentivi per i macchinari per l’edilizia – Riteniamo però inadeguate le risorse appostate: e il fatto che il primo giorno ne sia stato bruciato quasi il 10% ne è dimostrazione. Pensiamo inoltre che misure di questa natura, che per l’indotto generato tendono a pagarsi da sole, meritino un maggior coraggio nel loro utilizzo».
«Il Governo preferisce distribuire incentivi piuttosto che sviluppare una seria politica industriale a favore del sistema manifatturiero e di trasformazione – E il commento tranchant di Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione Artigiani – E la sua visione è sempre parziale: le micro e piccole imprese non sono più e solo quelle dei settori tradizionali ma anche quelle dei settori innovativi: informatica, bioedilizia, green-economy, comparto Casa. Non si diano aiutini "leggeri" se poi alle imprese si aumentano burocrazia e costi. Ciò che serve, per tutti, è semplificazione e facilità d’accesso ai servizi. Ed è bene ricordare alla maggioranza al Governo che gli incentivi sono strumenti straordinari, quindi dovranno essere sostituiti al più presto da interventi che considerino le esigenze di questo territorio e delle sue imprese».
Quella della necessità di una programmazione vera, che segua la pura iniziativa dell’incentivo è un’opinione confermata anche da chi "tasta il polso" anche delle imprese più grandi: «La politica deve riprendere le fila di un approccio strategico che guardi al futuro in un’ottica di medio-lungo termine – commenta Michele Graglia, presidente di Univa, nel suo editoriale per il numero di Varesefocus in edicola in questi giorni – Le manovrine non bastano. In questo momento di difficoltà acuta è stato positivo tutto ciò che è stato fatto, tramite ammortizzatori sociali e incentivi, per sostenere il reddito delle famiglie e per evitare uno scivolamento ancor più grave dei consumi. Ora bisogna però passare ad azioni meno congiunturali e più strutturali. Azioni che aiutino non più solo a risalire una china, ma a volare alto. Dove i nostri competitor avrebbero difficoltà ad arrivare. Lì occorre puntare, se vogliamo dare un futuro ai nostri figli in questo Paese».
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