Lo choc della Polonia visto da una varesina

La testimonianza di Elisa Leone, "trapiantata" da un anno in Polonia, che ci racconta come si sta vivendo la tragedia che ha colpito la nazione

Elisa Leone (nella foto) è una nostra lettrice, ha 27 anni e da un anno e qualche mese  è una "varesotta trapiantata in Polonia", con una laurea in mediazione linguistica e culturale grazie alla quale ha studiato la lingua e la cultura polacca.

"Dopo un anno di Servizio  Volontario Europeo (SVE) a Bydgoszcz, parte nord ovest della Polonia – ci scrive – ho deciso di trasferirmi quassù, lasciando i miei laghi e le mie montagna,ma seguendovi sempre sul web.
Oggi, alla luce dei drammatici fatti di attualità di stamattina, vorrei raccontare questo grosso avvenimento dal mio punto di vista, un po’ per far capire ai miei amici polacchi quanto io sia compartecipe del loro dolore, un po’ per raccontare anche a voi in Italia come stiamo vivendo questa situazione".  Ecco il suo racconto.

La Polonia si siede e piange incredula i suoi morti – Sabato mattina che si prospetta come tanti altri. Indugio sotto le coperte sapendo che oggi mi aspettano le faccende di casa,quelle "di fino",come si dice da noi.
Ore 9.00,la mia coinquilina muove i primi assonnati passi in giro per casa, è ora di alzarsi a darle una mano. Due chiacchiere per commentare la bella cena di ieri sera (come avrei voluto che alcuni dei miei amici italiani fossero stati con me), il latte che si scalda accanto alla sua teiera che fischia. Un normale e rilassato sabato in una casa italo-polacca. Poi la telefonata: "Hai visto cosa è successo? accendi la tv" e da qui il caos. Asia attacca e, ancora incredula,con gli occhi fissi nel vuoto, me lo dice,semplice e secca come solo i polacchi sanno essere. "E’ morto il Presidente. E’ caduto con l’aereo".

Il mio polacco "del mattino" è un po’ zoppicante quindi non sono sicura di aver capito, la inseguo per casa mentre accende la televisione. Da allora un turbinio di notizie, sempre più concitate, sempre più confuse (almeno per me), le scritte dell’ultim’ora che scorrono troppo veloci sulla parte bassa del video, e, dietro, un drappello di persone che prega in mezzo a quella che per me è una foresta. Il turbinio di telefonate, persone incredule, un po’ confuse dal numero dei morti, dall’importanza dei nomi delle vittime. Su un fatto si è certi fin da subito: è stato un incidente dovuto alla nebbia, non perdiamoci in congetture da 11 settembre. Io mi fiondo su internet a cercare notizie in italiano che mi facciano capire meglio cosa diavolo stia succedendo, ma anche qui è tutto troppo vago e troppo confuso. C’erano entrambi i fratelli, no uno solo, il tal ministro, 87 morti, no 130…

Alle 10.00 e mezza pubblico il primo link, molto vago, su Facebook, ma siamo italiani e, si sa, dobbiamo sempre trovare il lato"leggero" e goliardico (se mi si passa il termine) di una notizia, cadendo nella nostra più nera e macabra cinica ironia. E questo non tutti i polacchi lo capiscono. E mi dispiace. Per entrambe le parti.
Alle 13.00 il vociare sommesso della preghiera in tv ormai è diventato un’abitudine per me, ma, ad un tratto,passando accanto alla finestra aperta, mi accorgo che tutte le famiglie del mio "blocco" sono sintonizzate sullo stesso canale. Mi affaccio al balcone, anche dagli altri due blocchi a fianco ai miei arrivano gli stessi suoni. Mi affaccio dall’altro lato: in tutta la via risuona l’eco del requiem per lo sventurato evento.

Tutta la Polonia incredula è davanti alla Tv – Tutta la Polonia è seduta incredula davanti alla tv e si chiede cosa accadrà nel futuro, chi rimpiazzerà questi personaggi, esponenti non solo della classe politica, ma anche della cultura e della fede polacca. Tutta la Polonia in questo momento si stringe accanto alle famiglie e ritorna indietro con la memoria a settanta anni fa, quando a Katyn, proprio dove era diretta questa delegazione, ventiduemila soldati polacchi vennero trucidati dall’armata rossa. Asia è seduta accanto a me e sul suo viso leggo un triste sorriso malinconico spezzato per un attimo da un sussurro:"Forse Katyn non è un posto per i polacchi… non ci ha mai portato bene".
Arrivano le 15.00, mentre si pranza le preghiere in tv hanno lasciato il posto ad un bellissimo (scusate ma è così) servizio commemorativo delle vittime. Asia è assente, preoccupata, con me cerca di fare finta di niente, ma dai suoi movimenti traspare tutta la sua agitazione. Io la lascio parlare a ruota libera,le faccio solo le domande alle quali capisco che lei vorrebbe rispondere. Sul video scorrono i nomi delle vittime,t ra loro leggo anche Ryszard Kaczorowski ultimo presidente del governo in esilio a Londra. L’avevo studiato all’università e l’avevo anche rimosso, ma poi eccolo lì in foto, davanti a me.

Suona il telefono, per l’ennesima volta, ma questa volta è per me, l’evento culturale previsto per domani nell’associazione in cui lavoro è cancellato, come tutti i party e gli eventi mondani della settimana.
Su internet il logo della città di Bydgoszcz è listato a lutto e si attende di sapere come verranno organizzate le giornate di lutto nazionale.
Sono le 17.00 e da Krakòw arrivano le immagini della solenne messa commemorativa che si celebra al Wawel, la Cattedrale dei grandi re e dei condottieri. In tutto lo stato occhi commossi e guance rigate dal pianto. A Warszawa un’immensa folla di gente si porta lentamente verso i cancelli del palazzo del Governo per accendere una candela, deporre dei fiori davanti al cancello, per non vivere da sola questo momento così surreale.
La Polonia è seduta, ancora incredula e sbigottita davanti alla tv e piange i suoi morti. Io da "polacca adottata", non posso che sedermi accanto e tenerle la mano come fanno gli amici, quelli veri su cui sai di poter contare ma dai quali sai anche di non poterti aspettare le classiche parole di circostanza, le distaccate e assolutamente inutili condoglianze. L’empatia si dimostra con i fatti,quindi adesso signori rimbocchiamoci le maniche, c’è un governo da ricostruire senza farsi trasportare troppo dall’emozione e dall’instabilità del momento.

Rialzati Polonia e guarda avanti come hai sempre fatto, orgogliosa e fiera del tuo passato, impavida e sicura della tua gente e del tuo futuro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Aprile 2010
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