Molta arte e poche istituzioni al funerale del conte Panza

Si sono svolte nella chiesa di San Giorgio le esequie del grande collezionista e mecenate. A salutarlo parenti, amici, artisti di tutto il mondo.Tra le istituzioni presente solo il Comune di Varese

funerali giuseppe panzaÈ stato un funerale inusuale quello di Giuseppe Panza di Biumo, il conte Panza, come è stata inusuale tutta la sua vita. Più inglese che italiano, più arte che istituzioni, più intimità parentale che pompa magna. Morto a Milano, dove abitava, il conte Panza è stato salutato per l’ultima volta dalla "sua" Biumo Superiore.

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Una castellanza che lo rappresenta: al centro del mondo eppure nascosta, dal sapore antico e discreto eppure crocevia di persone di ogni nazionalità. Varesina come pochi luoghi di Varese possono esserlo e allo stesso tempo spesso sconosciuta, in molti suoi angoli, ai varesini stessi.
Così era anche il Conte Panza, nella sua attività di collezionista cocciuto e coraggioso, in quella di nonno e patriarca della famiglia, in quella di marito innamorato e benefattore delle realtà con cui veniva in contatto.

A rivelarne le sfaccettature, attraverso collages di immagini più che dolori sbandierati (questi ultimi tenuti anzi sotto traccia innanzitutto dalla famiglia, che ha affrontato con serenità ogni rito) il funerale celebrato nella chiesa di san Giorgio, proprio in cima a Biumo superiore, una splendida chiesa barocca abbarbicata tra le case, di quelle che per trovarla e goderne devi proprio fare un atto di volontà.

Mario Botta al funerale di Giuseppe PanzaE lì sono arrivati a rendere l’ultimo omaggio all’illuminato mecenate l’archistar Mario Botta da Lugano, la geniale direttrice del Mart di Rovereto Gabriella Belli, una delle scoperte artistiche di Panza, l’americano Lawrence Carroll, Louis Grachos, il direttore dell’ Albright Knox Gallery di Buffalo, una delle più antiche istituzioni d’arte USA.

Proprio quest’ultimo, in coda alla funzione, ha tracciato il ricordo, in inglese, del collezionista che generazioni di americani non dimenticheranno, dell’uomo coraggioso e tenace che ha fatto si che si perpetuasse il ricordo di un’ arte che non tutti comprendevano – e che nemmeno ora spesso comprendono. E questo suo ritratto in inglese racconta un altro pezzo di vita del conte Panza: oltreoceano un grande che è già nella vita eterna dell’arte, qui un signore un po’ cocciuto a cui piacevano cose un po’ strane.

Chi ne ha però visto da vicino le gesta, o vi ha anche collaborato “come ragazzo che l’aiutava” non dimentica nulla di ciò che ha vissuto con lui: e a provarlo è un giovane diacono, Giacomo Rossi, che, prima ancora che un ragazzo che ha seguito una vocazione, è figlio di una famiglia di collezionisti. Nel suo ricordo che ha strappato un po’ dell’emozione a lungo repressa tra chi partecipava commosso, ricorda come “Giuseppe fosse una persona profetica”.

“Profetico” e “che perseguiva la bellezza” sono i termini che più restano in testa di una cerimonia così composta, dove la bellezza si respirava persino nell’ultimo contesto di vita. Una cerimonia innanzitutto di famiglia: non foss’altro per la presenza dei cinque figli, dei rispettivi nipoti, della sorella di lui, del cognato – fratello della moglie Giovanna, da tutti chiamata Pupa – Federico Magnifico, padre di Marco, ora direttore del Fai. Persino l’istitutrice dei figli, Carla, partecipa leggendo uno dei brani che più amava il Conte: l’inizio del vangelo di San Giovanni in latino.

Giulia MOzzoni Crespi abbraccia Giovanna PanzaA salutarlo anche i vertici del Fai: Giulia Mozzoni Crespi è stata costretta dal troppo pienone ad aspettare sotto la pioggia la vedova per fare le le condoglianze. Non c’erano invece le istituzioni: completamente assente la provincia di Varese, nessun deputato, consigliere regionale o altro politico in forma ufficiale a salutare il mecenate. Unica presenza caparbia e discreta da registrare è invece quella del comune di Varese: con il sindaco Attilio Fontana ad assistere a tutta la funzione dal fondo, in piedi, ma con tanto di fascia tricolore. Una situazione curiosa, che però gli fa onore. In un funerale che tutto sembrava tranne che una vuota parata, il riconoscimento per un grande varesino mai capito, se non da chi gli voleva bene o dai tanti che hanno beneficiato della sua generosità, è un segno che va molto aldilà di un posto in prima fila.

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Pubblicato il 27 Aprile 2010
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