«Rivoglio la mia vita e la mia serenità»

Maria Antonietta Maturo, vittima di un errore medico che l'ha privata di un seno sano, racconta cosa l'ha spinta ad andare in televisione per denunciare l'indifferenza incontrata in tre anni

Donne operate al seno«È stata una nuova violenza. Ma era l’unica strada per venir fuori da questa situazione pazzesca» Maria Antonietta Maturo, dopo qualche giorno trascorso fuori città, racconta la sua esperienza televisiva, quella testimonianza raccontata davanti alle telecamere di "Mi Manda Rai3" per denunciare l’errore chirurgico che le ha rovinato la vita.
La signora Maturo, 47 anni, tre anni fa subì l’asportazione di un seno in base ad una diagnosi che poi si rivelò errata, non si trattava di cancro ma un nodulo benigno: « Nessuno dell’equipe chirurgica che mi operò ebbe il coraggio di dire la verità guardandomi negli occhi. Venne un chirurgo plastico, estraneo alla vicenda. Lui stesso era sconvolto, aveva le lacrime agli occhi perchè non si capacitava di come avessero potuto rovinarmi per nulla. Davanti alla verità ho avuto tre minuti di black out totale, una depersonalizzazione che mi ha gettato in un buco nero. Ancora oggi, soffro di episodi di vuoto assoluto, momenti che mi portano a estraniarmi da me stessa».

A tre anni di distanza, Maria Antonietta cerca ancora giustizia e pace: « Ho affrontato tutto il mio calvario da sola. Da tempo vivo con il mio gatto, anche se ho amici e vicini di casa preziosi che non mi hanno abbandonato e cercano in tutti i modi di convincermi a superare il blocco psicologico. Ho, però, trovato anche persone ignoranti che mi hanno ricordato come molte donne si rifacciano il seno. Come se fosse la stessa cosa: la chirurgia estetica non è la chirurgia ricostruttiva. Se mi guardo allo specchio non mi riconosco: ho un corpo esterno dentro di me. E questo fatto ha implicazioni fisiche e psicologiche devastanti. Non riesco ad accettarmi e quindi non riesco più a relazionarmi con gli  altri. È una vita impossibile».
Maria Antonietta ha citato in giudizio i tre ospedali a cui si era rivolta e che hanno avuto una parte determinante nel suo calvario: l’ospedale di Saronno, il Macedonio Melloni e il Fatebenefratelli: « Il direttore generale dell’ospedale di Saronno ha telefonato nel corso della trasmissione televisiva dicendo che era la prima volta che mi vedeva. Mi hanno rovinato e nessuno si era mai degnato di telefornarmi, per sapereo come stavo, come me la cavavo. Se oggi sono qui lo devo solo al mio chirurgo esterico, il dottor Marcello Bonavita del Fatebenefratelli che ha preso a cuore il mio caso sin dal giorno della verità, e alla mia psicoterapeuta, la dottoressa Anna Cremona, che mi dà la forza quotidiana per combattere».

La signora Matura chiede di poter ricominciare: « Ero badante e assistivo i malati di Alzheimer. Oggi non potrei più farlo: non ho la forza fisica per curare queste persone ( ha un’invalidità al 50%) , nè l’attenzione mentale per seguirle. Ma ho bisogno di un’occupazione sia per una questione economica, a sia perchè ho bisogno di occupare la mia mente, di ritrovare il senso alla mia esistenza. Attualmente abito in una casa a canone agevolato che mi ha trovato il Comune di Biandronno e vivo grazie alle mie vicine di casa. Ma questa non è vita. Rivoglio la mia esistenza, magari non proprio quella di un tempo, ma almeno in grado di riprendere un posto nella società».

Un ultimo pensiero, Maria Antonietta lo dedica alle donne: « Non abbiate vergogna o paura di controllarvi. Bisogna eseguire tutti gli esami necessari per prevenire le malattie. Non fatevi, però, intimorire dai medici arroganti e prepotenti: pretendete un linguaggio chiaro e semplice e, soprattutto, un po’ di umanità! Per loro siamo spesso solo numeri. Invece dobbiamo farci rispettare per ciò che siamo: esseri umani con sentimenti e progetti».

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Pubblicato il 07 Aprile 2010
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