Studi di settore “corretti”, test con la dichiarazione dei redditi 2010
Confartigianato sollecita un monitoraggio attento per sottoporre all'Agenzia delle entrate eventuali criticità
Quindi, le MPI (micro e piccole imprese) si sono fatte un poco più visibili, «ma il loro essere spina dorsale del Sistema Italia e la loro capacità di trainare il Paese non è ancora stata riconosciuta completamente dalle istituzioni. Nei correttivi presentati, infatti, non trova realizzazione quello sulle difficoltà di accesso al credito, perché l’Agenzia delle Entrate ha detto che "non è stato possibile individuare la relazione tra difficoltà di accesso al credito e contrazione dei ricavi". Invece…».
Merletti riconosce l’impegno dell’Agenzia nel voler adeguare gli Studi di Settore, applicabili per il 2009, «alla particolare congiuntura economica negativa che, seppur in maniera differenziata per settori ed aree territoriali, ha colpito pesantemente la nostra economia». Importante, inoltre, il fatto che le informazioni fornite dal sistema Confartigianato a vantaggio del mondo imprenditoriale delle MPI siano state prese in considerazione.
«È da anni che Confartigianato – incalza il presidente – insiste su una rimodulazione degli studi. Quindi, premiamo il correttivo che modifica la durata delle scorte e la rotazione del magazzino (tenendo conto di merci e prodotti invenduti a seguito della contrazione delle vendite), quello che prende in considerazione la contrazione dei margini ed il minor utilizzo degli impianti e l’ultimo, che finalmente considera anche il grado di crisi registrato dal singolo imprenditore e quindi riguarda la riduzione dei ricavi/compensi. Ma si deve fare di più: tagliare la tassazione, la più alta in tutta Europa».
Decise le richieste di Merletti: «I risultati delle elezioni regionali parlano chiaro: le micro e piccole imprese si attendono dalla politica un cambio di rotta che le affianchi nella ripresa economica. Dunque si rende ancor più necessaria la riduzione progressiva dell’Irap ma anche un processo di regionalizzazione federale per produrre beni collettivi fondamentali a rimettere in moto il mercato. Chiediamo una riqualificazione del territorio, politiche e azioni lungimiranti per l’impresa e un governo locale responsabile, perché i micro e piccoli imprenditori sono gente del fare e non del dire. Le Mpi danno tanto ma ricevono poco, eppure nella definizione delle politiche del credito non sono mai state coinvolte. È tempo di cambiare registro».
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