Troppe case sfitte, troppi affitti in nero

Sono 3.500 le case non affittate in città. Aumentano gli sfratti e si riduce il fondo per l'affitto agevolato. Una situazione amplificata dalla crisi. Sindacati, Acli e Caritas chiedono al Comune una serie di interventi tra cui la creazione di un'agenzia per la casa

Secondo i dati ufficiali, solo a Varese, le case non affittate sarebbero circa 3000. Secondo le stime del sindacato inquilini sono addirittura 3.500 (cifra approssimata per difetto). Molte di queste in realtà non sono libere, ma sono affittate in nero (per lo più a extracomuitari), cioè senza contratto, senza relativa registrazione e quindi esentasse, come sostiene Giuseppe Occhicone segretario del Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini ed assegnatari) . «Varese è la seconda provincia di Italia, dopo Milano per la presenza di affitti in nero. È un dato ufficiale, che proviene dalle prefetture».
Il listino prezzi per avere un tetto sopra la testa è il seguente: un posto letto per una notte in città costa dai 6 agli 8 euro (240 euro al mese), un affitto a canone sociale per una famiglia monoreddito non supera i 200 euro al mese, per un bilocale a canone moderato si pagano 350 euro, che diventano 500 per un trilocale. Per accedere al canone sociale bisogna avere un reddito non superiore ai 14 mila euro, per il canone moderato non deve superare i 17 mila euro. La «moderazione», però, di questi tempi è un concetto relativo, considerato che gli ultimi appartamenti a canone moderato consegnati a Varese non hanno avuto un grande successo. «Le abitazioni di via Della Valle consegnate dall’Aler – spiega Ezio Mostoni del Sicet, sindacato inquilini casa e territorio – sono rimaste sfitte per metà. È chiaro che, se il canone moderato non ha incontrato la domanda, c’è una difficoltà economica evidente».
La difficoltà è confermata dai dati sugli sfratti forniti dalla prefettura: lo scorso anno ne sono stati emessi 260, 238 per morosità (non pagavano l’affitto), 22 per finita locazione. «È una tendenza in aumento in questo inizio d’anno – spiega Marco Quadri delle Acli – e vista la crisi potrebbe anche aggravarsi, considerato che il contributo di solidarietà dell’Aler è molto limitato».
A Varese ci sono 900 richieste per accedere al fondo di sostegno all’affitto (legge 431 del 1998), ma il fondo regionale a disposizione è stato dimezzato a causa dei tagli della finanziaria, inoltre sono aumentate esponenzialmente le domande. Insomma, c’è metà torta e aumentano le fette, quindi il sostegno, per chi lo ottiene, si trasforma in briciole.
I sindacati, Cgil, Cisl e Uil, Sicet, Sunia, la Caritas decanale e le Acli propongono una petizione popolare, chiedendo al Comune una serie di interventi, tra cui la creazione di un’Agenzia per la casa, con la partecipazione di tutte le parti sociali, che faccia da intermediaria tra domanda e offerta di alloggi in affitto. «Se una parte degli appartamenti sfitti venisse affittata a prezzi calmierati sarebbe già una risposta» dice Giorgio Ruffato responsabile della Caritas decanale di Varese. «A Varese – aggiunge Gianmarco Martignoni della Cgil – sono meno di 100 gli alloggi popolari mediamente assegnati in un anno, contro le 593 domande ancora giacenti per avere una casa a canone sociale».
La proposta complessiva che le parti sociali fanno al Comune prevede anche un bonus a favore delle famiglie sottoposte a sfratto, un rafforzamento del fondo di sostegno all’affitto con risorse aggiuntive, la previsione di aree destinate all’edilizia residenziale pubblica, il rinvio degli sfratti negli alloggi pubblici.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Aprile 2010
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