Abbiamo lanciato un grido di speranza a Palermo

Le impressioni dei ragazzi del liceo Candiani e dell'ITC Tosi di ritorno dopo le manifestazioni in ricordo di Falcone e Borsellino

Palermo non è poi tanto lontana: nel bene e nel male. È con questa consapevolezza che un gruppo di sedici studenti di due istituti superiori bustese, il liceo artistico Candiani e l’ITC Tosi, ha partecipato alle manifestazioni del 23 maggio in ricordo di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta che moriron con loro nella strage di Capaci. La Nave della Legalità è stato il loro mezzo di trasporto e la loro "università dell’antimafia".
Con loro le professoresse Patrizia Fazzini e Franca Sesto per il Candiani, i professori Emanuele Marcora, Cornelia Winzburg, Christine Lemoigne e Biagio Fantacuzzi per l’ITC Tosi.
«Abbiamo dato un segnale importante» commenta il preside Andrea Monteduro per il Candiani, «perchè questa, l’ho detto e lo ripeto, è terra di mafia, e in questa chiave "vaccinare" i giovani contro i germi di cultura mafiosa, anche attraverso la partecipazione a queste iniziative, è fondamentale».
Raccontano l’avventura due studenti del Candiani: Alice Lamperti e Riccardo Della Casa.
«Il viaggio è stato interessante» racconta Alice, «essendo in tanti a bordo abbiamo potuto conoscere ragazze e ragazzi da tutta Italia. A Palermo ciò che mi ha colpita, nel corteo del pomeriggio, è stata l’assenza della città. Per strada non c’era nessuno: semmai era dalle finestre, dai balconi che si affacciava qualche viso amico, qualche persona emozionata, qualche segnale di condivisione con le bandiere bianche appese. Ho un’amica di Palermo, sostiene che per i palermitani queste sono cose di facciata, di gente che viene da fuori, che non smuovono la quotidianità dei problemi». Alice, che fa parte della consulta provinciale degli studenti, sembra avere idee piuttosto nette e chiare. «Siamo stati ad un dibattito allo Zen con il magistrato Antonino Di Matteo (pm dela Procura palermitana ndr), si è parlato anche delle intercettazioni, di quanto siano fondamentali per le inchieste di mafia e dei provvedimenti del governo al riguardo. Eravamo lì e non all’aula bunker per una scelta: in aula bunker c’erano personaggi meno condivisi (ministri ecc. ndr), sembrava volessero appropriarsi della manifestazione. Io dico che in un’occasione simile il governo non avrebbe dovuto avere la parola» conclude.
Riccardo fa la sua analisi: «Abbiamo lanciato un grido di speranza a Palermo. Per me in assoluto il momento più toccante è stato quando abbiamo appeso all’albero di Falcone (già vandalizzato a più riprese da teppisti ndr) la nostra foto e un gagliardetto della città di Busto Arsizio. L’albero è costellato dei ricordi e degli attestati di stima di tanti per quanto Borsellino e Falcone hanno saputo fare in vita». A Palermo i ragazzi sono arrivati già "carichi": «Sulla nave all’andata con noi c’era il procuratore nazionale antimafia Grasso che ci ha incontrati per un dibattito dopo un documentario. All’arrivo abbiamo incontrato anche don Ciotti (che si trovava sull’altra nave, da Napoli ndr): ha detto che per battere la mafia serve la continuità dell’azione. E a Palermo tanti non combattono e si danno per vinti, perchè si sentono soli: ma noi ieri eravamo più di tremila, da tutta Italia, e un bel segnale l’abbiamo dato».

Anche i ragazzi idell’ITC Tosi riporteranno a Busto ricordi importanti. «Eravamo un fiume di entusiasmo» racconta Manuel Dirocco, «tutti con uno scopo comune, abbiamo fatto sentire forte la nostra voce contro le mafie, con i palermitani che ci applaudivano. Ce lo ripetono, noi siamo il futuro, ma dobbiamo anche conoscere la storia  per contribuire a costruirlo».
Beatrice Martelli, studentessa di seconda, conferma un’atmosfera speciale: «Il problema esiste ed esiste la volontà di combatterlo, anche in Sicilia: la gente ci applaudiva, dai balconi, dai negozi. Noi siamo stati all’aula bunker dove tra gli altri ch’era Maria, la sorella di Falcone; e sulla nave il pocuratore Grasso ci aveva raccontato di lui e di come lavoravano in procura. Un momento particolare c’è stato quando, mi pare il ministro dell’interno, parlava della lotta alle mafie ed è giunta notizia dell’arresto di un latitante a Napoli, lì c’è stato un applauso spontaneo alle forze dell’ordine. Poi anche all’albero di Falcone ci hanno incoraggiati a farci testimoni di questa lotta, perchè noi siamo la generazione che non dovrà accettare passivamente il malaffare».

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Pubblicato il 24 Maggio 2010
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