Così alla BTicino abbiamo sconfitto la crisi
L'amministratore delegato della società, Paolo Perino, ha raccontato l'esperienza della crisi vissuta in azienda all'assemblea annuale del Gruppo giovani imprenditori
Durante la crisi la differenza tra le imprese che hanno retto bene l’urto e chi invece è morto dipende dall’elevata capacità competitiva, dall’avere una strategia chiara con coerenti soluzioni organizzative e un mangement di qualità. Una differenza evidente, secondo Alberto Bubbio, docente della Liuc– Università Cattaneo di Castellanza, ma non così scontata, tanto che il professore l’ha spiegata davanti a una platea di giovani imprenditori dell’Univa, durante l’assemblea annuale tenutasi alle Ville Ponti. E per dimostrare che nei periodi di crisi per recuperare redditività il taglio dei costi è l’attività più ovvia e apparentemente la più semplice, ma non sempre la più adeguata, ha portato dei casi concreti, come quello della BTicino società del Gruppo Legrand , specializzata nella costruzione di interruttori elettrici.
«Quando è scoppiata la crisi – ha raccontato Paolo Perino (foto), amministratore delegato – la maggior parte dei manager erano così giovani da non aver vissuto la crisi dell’85, avevano avuto solo anni di crescita. Allora ci siamo dati delle regole: la prima era che non si dovevano perdere posizioni di mercato, la seconda era che non si dovevano tagliare gli investimenti in ricerca e sviluppo. Per alcuni mesi è stata dura psicologicamente, poi le persone si sono ingegnate e hanno trovato soluzioni intelligenti per contenere i costi. Ragionare per processo ci ha fatto capire cosa non serviva. Ad esempio, tutta la comunicazione è stata trasferita dal cartaceo al web».
Uno dei punti negativi del sistema italiano è quello della scarsa mobilità nel mercato del lavoro, indipendentemente dai periodi di crisi. «In ossequio alla seconda regola che ci eravamo dati – conclude Perino – la ricerca e l’innovazione è continuata. Oggi abbiamo oltre 500 ingegneri che lavorano in Italia. La nuova sfida è abbattere i confini territoriali e fare investimenti nei paesi emergenti in modo da poter dire: abbiamo 500 ingegneri che lavorano a questo progetto».
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