Dove non può la speranza, può la solidarietà
Dieci posti letto completano da febbraio le cure palliative per i malati senza più cura. Un ambiente sereno dove anche medici e pazienti sono chiamati a mettersi in gioco
Hospice. Il solo suono mette a disagio. Fa paura aprire quella porta. Ti aspetti disperazione, angoscia. Poi, ti fai coraggio. Ed entri. E scopri che non c’è nulla, ma proprio nulla che giustifichi quel senso di smarrimento che provi. Le voci sono allegre. Si muovono figure sorridenti, indaffarate ma serene. In cucina, nei corridoi, sul balcone si incontrano pazienti che fanno colazione insieme a qualche parente o alle infermiere.
Nulla, dicevamo, fa pensare che sia un reparto da cui difficilmente si esce.
Da febbraio, l’ospedale di Circolo ha completato la sua offerta di cure palliative, quelle terapie che pur non guarendo, permettono di vivere in maniera dignitosa, trovando il giusto equilibrio per affrontare la fine della vita. « La nostra società ha cancellato il concetto della morte – spiega il responsabile del reparto il dottor Salvatore Cuffari – Siamo tutti giovani, belli, forti e non c’è spazio per i perdenti. La medicina diventa la ricetta magica, come l’elisir di lunga vita e i medici sono chiamati a guarire, a renderci immortali. Ma non è voltando lo sguardo che si cancella la morte. Quando arriva, ti senti perso perchè sai che in questa società non c’è più posto per te. Ecco a cosa serve un reparto come questo: a farti capire che non sei solo, che non devi nasconderti, che non hai perso. Quando uno affronta la morte ha paura del dolore e, soprattutto, della solitudine: all’hospice trova le medicine esatte per risolvere questi due drammi. La terapia del dolore da una parte e l’accoglienza dall’altro».
Ed è proprio in un reparto come questo che si riscopre il senso dell’assistenza, dell’accoglienza che "include" : « Nel nostro reparto le persone vengono a morire – racconta Valeria, la caposala – Noi li assecondiamo nei loro desideri. Hanno mentalità diverse, credo diversi e noi siamo qui ad accoglierli come loro ci chiedono. Una volta stabilito il contatto diventa tutto semplice: li aiutiamo a prepararsi alla morte, cercando di risolvere le questioni rimaste in sospeso, completando le opere incompiute, raccontando cosa avverrà momento per momento sino all’ultimo. Il primo passo è la cura del dolore, poi arriva il resto: l’aspetto fisico, i rapporti umani, i piccoli desideri».
La parola morte viene sdoganata: « Di solito sono i famigliari a mettere i paletti più stretti – commenta Massimiliano, infermiere impegnato nell’assistenza domiciliare – Si chiama "la congiura del silenzio" e crea quell’omertà che falsa ogni rapporto. Noi raccontiamo sempre la verità e questo ci permette di ottenere la fiducia dei pazienti che si sentono finalmente liberi di esprimersi. Noi dobbiamo farci carico della quantità di emozioni che pulsano dentro: di solito i famigliari ci scaricano addosso tutte le tensioni. Ma noi siamo qui proprio per loro, per aiutarli a comprendere. Ad accettare. Poi c’è chi capisce e c’è chi non ammette: l’irrazionale non è mai gestibile fino in fondo».
Chi entra all’hospice, in genere passa dal terrore dell’abbandono alla riscoperta di una nuova dimensione di vita, fatta di piccole cose quotidiane. Ma c’è anche chi non accetta, chi non si arrende: « Dipende molto dall’età, dalle ambizioni, dalle aspirazioni, dalla qualità della vita vissuta – svela Massimiliano – questa è un’esperienza incredibile, che mi aiuta a vivere la mia vita con maggior consapevolezza. Non è importante come si muore ma come si vive…».
Parole ma anche cure, medicinali per alleviare il dolore: « Noi ricoveriamo solo malati terminali oncologici – spiega Valeria – ci sono tumori devastanti che alla fine portano alla perdita di conoscenza naturalmente ed altre forme progressive dove la sopportazione del dolore cresce a mano a mano. Il nostro compito è quello di assicurare una qualità di vita dignitosa: abbiamo assistito alla ripresa di malati in punto di morte che hanno riacquistato la voglia di vivere».
Un reparto diverso da tutti gli altri: qui non si guarisce, non si cura la malattia, ma si assiste la persona, si tutela la dignità: « La terapia del dolore è una conquista relativamente recente della medicina – spiega il dottor Cuffari – e questo perchè la nostra società ha perso di vista il concetto della morte e della sconfitta. Le cure palliative servono a ridare dignità alla morte. Vivere a contatto con questi malati permette anche a noi di recuperare un approccio di vita più positivo e ottimista. Certo, non è facile e anche noi operatori siamo chiamati a sostenere un percorso anche psicologico costante. Noi siamo preparati ad assistere pazienti di ogni tipo, anche i bambini. Può sembrare drammatico, invece è una grande conquista culturale. Chi muore deve avere quel rispetto e quell’attenzione che la società come la nostra non riconoscono più. Con l’apertura di questi 10 posti letto abbiamo chiuso il cerchio delle cure palliative. Ora dobbiamo aiutare la gente a capire…»
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su Schianto in provincia di Como nella notte, due morti in un incidente nella galleria di Pusiano
Felice su "Sarà contattata a breve": in attesa da 14 mesi di un'operazione ancora non sa quando verrà chiamata
Orlando Mastrillo su La piscina di Busto Arsizio riparte per l'estate ma solo all'aperto. Per le vasche interne tempi lunghi
Nick73 su La piscina di Busto Arsizio riparte per l'estate ma solo all'aperto. Per le vasche interne tempi lunghi
PaoloFilterfree su "Sarà contattata a breve": in attesa da 14 mesi di un'operazione ancora non sa quando verrà chiamata
PaoloFilterfree su Dopo l’aggressione di Varese ai poliziotti il sindacato protesta: “Cittadini spettatori indifferenti”
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.