“I grandi boss? Sono degli imbecilli”
Giulio Cavalli non si smentisce nemmeno da consigliere regionale: pienone al Teatro Incontro di Besnate. "In Lombardia siamo appena all'alfabetizzazione sul fenomeno mafioso. Rosarno è qui, nei camion dei caporali dei cantieri"
«Al Pirellone sono stato già avvistato in scarpe da ginnastica e canotta. Mi hanno scambiato per Renzo Bossi». È anche con le risate che il neoconsigliere regionale IdV Giulio Cavalli si presenta a Besnate, al Teatro Incontro, salutato da un pienone, con tanti giovani, anche sul palco. Del resto è attore, prima che politico. Ed è un leader nell’ambito della lotta al malaffare mafioso che in Lombardia ha solide e ormai antiche radici. Un Cavalli che sfugge alle etichette e porta avanti una battaglia di civiltà contro la piovra che stringe la terra del Manzoni e di Carlo Cattaneo. La serata, fortemente voluta dall’assessore alla cultura (il vicesindaco Giuseppe Blumetti), ha visto il giornalista Vittorio Colombo accompagnare e introdurre Cavalli insieme al pm della procura di Busto Arsizio Silvia Isidori, che ha spiegato al pubblico l’importanza della legge Rognoni-La Torre che nel 1982 previde come reato specifico l’associazione mafiosa. Colombo ricordava come il fenomeno mafioso fosse noto già quando lui era bambino, citando il tragico rapimento di Cristina Mazzotti, gli anni Settanta con le famiglie bene che giravano con la scorta o si trasferivano all’estero, poi l’omicidio del figlio di Cutolo a Tradate, le battaglie leghiste contro il soggiorno obbligato dei boss al Nord, le operazioni antimafia.
Cavalli, dall’anno scorso sotto scorta per le minacce ricevute, ma non sta al "gioco delle parti". «C’è un voyerismo, un Grande Fratello dei minacciati. Un giorno è venuta una televisione olandese per la solita intervista pruriginosa. Mi hanno chiesto di rifarla un po’ più da… minacciato. Come si vive sotto scorta chiedetelo non a me, ma a Caselli, al sindaco Crocetta, ai carabinieri delle scorte. Io vivo in modo normale, vado in giro con dei "colleghi" che hanno lo stesso obiettivo, solo, hanno la pistola. Ci sono limitazioni, certo: io ho due figli, in questa situazione o sono uno sconsiderato, o un ottimista».
Quella contro la mafia «è una battaglia che potrete combattere tutti: i mafiosi potranno assoldare i migliori avvocati, corrompere, manipolare l’editoria, ma hanno contro la verità, la parola. Serve poco affidarsi ai souvenir antimafia, serve a poco affidarsi ai "sotto scorta", è la solidarietà che sconfigge le mafie. Siamo senz’armi, ma agguerriti».
Il nostro territorio, non da ieri, è quel che è: operazioni recenti come Bad Boys, che ha colpito il "locale" di ‘ndrangheta di Lonate-Legnano, parlano chiaro. Cavalli fa nomi e cognomi dei coinvolti, i Rispoli, i Filippelli. Non si fermerà lì, ricorderà anche quelli dei politici anche solo "in odore" di avere ricevuto voti di provenienza sospetta, dalla nostra provincia fino ai più alti livelli regionali – e cita la serata di Gallarate «quando un paio di assessori di Comuni della zona, appollaiati come corvi, attendevano che li nominassi». Sfilano episodi sul territorio, compreso quello folcloristico ma rivelatore del "cirotano" San Cataldo che prende il posto del "meneghino" Sant’Ambrogio a Lonate Pozzolo. «Modesto Verderio, persona dalla schiena dritta, cominciò a segnalare gli interessi malavitosi su Malpensa. Fu ghettizzato come allarmista. Io rivendico il diritto d’esserlo, e anche di essere chiamato ‘professionista dell’antimafia’».
Per Cavalli tutto cominciò nel 2006 con l’incontro con il sindaco Rosario Crocetta di Gela, città di clan ben legati al nostro territorio (si veda un’altra operazione antimafia: Tagli Pregiati), e con la volontà di di mettere in pratica anche in Lombardia la lezione dei Cento Passi di Peppino Impastato. Perchè la mafia, meglio, la ‘ndrangheta che qui comanda, è qui, proprio qui, intorno e accanto a noi. Sopra, che ci cammina sulle corna, come scriveva Sciascia: intere opere infrastrutturali ne portano il marchio, cita Cavalli sempre facendo nomi.
Eppure di mafia si deve saper anche ridere. «I grandi boss sono degli imbecilli», e giù facezie sui temutissimi "capi dei capi". I mammasantissima però non hanno il senso dell’umorismo: e sono arrivate le minacce. «Oggi la vera omertà non è tacere, è credere che “quella cosa lì” appartenga solo a “quei posti lì”, dimenticando che Rosarno è qui, sui camion dei caporali diretti ai cantieri, o pensare a coppola e lupara quando la mafia è sommersa… Non parlate di antimafia in Lombardia quindi, siamo appena all’alfabetizzazione sulla mafia».
Terra strana la Lombardia, dove gli incidenti, si sa, succedono: "inspiegabilmente" vanno a fuoco mezzi da lavoro e agenzie immobiliari, perchè «ci sono molte forme di pizzo», foss’anche l’acquisto di calcestruzzo da questo o quello. Denunciare? «Sì, ma finchè la denuncia sarà un atto rivoluzionario, invece che normale, sarà faticosa» Poi, peggio di tutto, «ci sono imprenditori lombardi che si offrono alla criminalità». La crisi peggiora le cose, con l’usura nuovo sicuro business delle mafie, bisognose di reinvestire e camuffare gli immensi profitti delle loro attività criminali.
E l’avventura politica al Pirellone? «Ci metto la faccia. Mi stava stretto il ruolo di vittima: già mi accusavano di fare teatro troppo politico e giornalistico. In campagna elettorale ho avuto soddisfazioni, c’era gente della parte avversa che mi ha detto: voto il mio partito, ma la preferenza sarà tua. Il limite, alla fine, è tra chi rispetta le regole, e chi le regole se le compra. La mafia fa affari laddove un amministratore sbadato lascia aperta la porta di qualce ufficio tecnico…»
Ligio al suo ruolo di attore, pur convertito alla politica, Cavalli annuncia di stare già lavorando ad un nuovo spettacolo, dal titolo: "L’innocenza di Giulio". Vi lasciamo la soddisfazione di indovinare a quale noto politico sia dedicato.
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