Lavoro e federalismo le parole d’ordine del Consiglio regionale

Formigoni ha presenta il programma di governo. Occupazione come priorità, ma anche sanità, famiglia ed Expo. Lega: «Vogliamo la bandiera della Lombardia»

Lavoro, famiglia, sanità, riforme, federalismo ed Expo. Sono queste le parole d’ordine della Giunta e del Consiglio regionale che accompagneranno la nona legislatura. E se sui temi da affrontare c’è unanimità, sui modi e tempi le forze politiche hanno avuto modo di confrontarsi nella seconda seduta del Consiglio regionale.
 
IL PROGRAMMA DI FORMIGONI – «Porteremo avanti il programma sottoscritto in campagna consiglio regionale lombardiaelettorale – ha esordito Roberto Formigoni, intervenuto per  presentare il programma di governo –, ma  terremo conto di tutto ciò che accadrà nello scenario lombardo, nazionale e internazionale». Per il presidente al primo posto dell’agenda ci sarà il tema «del lavoro, dell’occupazione e del sostegno all’economia. Ma grande attenzione sarà riservata al sostegno alla famiglia e alle donne. Mai più nessuna donna lombarda dovrà essere costretta a scegliere fra tempo famiglia e tempi del lavoro». Un obiettivo, questo, che certamente stride con l’attuale formazione della giunta e del consiglio, dove, come ha ricordato Elisabetta Fatuzzo del Partito pensionati, la presenza femminile è minima.
Ma Formigoni ha parlato anche di potenziamento del welfare e della sanità, del ruolo della Lombardia nel panorama internazionale e di Expo. «Su Expo 2015 – ha concluso Formigoni -. Regione Lombardia intende svolgere un ruolo di primo piano per garantire che l’evento sia occasione di crescita con ricadute positive sulle province lombarde e sulle altre regioni».  
 
IL FEDERALISMO  – È stato il federalismo – insieme al problema del lavoro, su cui tutti i capigruppo hanno posto l’accento – uno dei temi su cui si è concentrato il dibattito «Questa sarà la stagione delle riforme – ha dichiarato Formigoni -. La partita del federalismo si gioca anche a livello regionale e noi siamo pronti». Dure a riguardo le parole della Lega Nord. «Dalle urne esce una spinta all’autonomia federalista non solo in Lombardia, ma in tutto il nord – ha detto Stefano Galli -. In Regione la maggioranza è coesa anche se rispetto all’anno scorso manca l’Udc, l’unica forza che in Parlamento si è opposta al federalismo. È un bene perché non vogliamo essere bombardati dal “fuoco amico”. E a chi nel Pdl continua a porre l’attenzione sui costi diciamo di interrogarsi su quanto è costato non fare il federalismo. Ragionare così è un colpo di coda del meridionalismo più becero che guarda all’assistenzialismo ad oltranza senza voler realmente risolvere la questione meridionale». Non si fa attendere la risposta dell’Udc che per bocca del capogruppo Gianmarco Quadrini ha sottolineato che «vogliamo un vero federalismo e ci rendiamo conto che, ad esempio nella sanità, serve una riforma. Ma accanto ai valori di solidarietà nazionale e alla necessità della chiarezza dei conti, non vogliamo un provvedimento monco come quello uscito dal Parlamento». Per Luca Gaffuri del Partito democratico «il federalismo è rimasto in attesa due anni, dopo l’iniziale intesa con il Governo Prodi. Ma noi, da quest’aula, abbiamo sollecitato più volte a riprendere l’iniziativa con il governo nazionale. Ora aspettiamo Formigoni alla prova dei fatti».
 
LA CURIOSITA’– Quello di Stefano Galli, capogruppo della Lega Nord, è stato l’intervento più acceso. Oltre a federalismo, immigrazione e imprese, Galli ha avanzato un’ulteriore proposta. «Ci sono questioni che alcuni ritengono di secondo piano, ma che sono di grande importanza per la Lega. Chiediamo che la Lombardia adotti una propria bandiera con la croce rocca in campo bianco come quella che secondo la tradizione si trovava sul pennone del Carroccio nella battaglia di Legnano. La bandiera rappresenta per un popolo motivo di fierezza, rispetto e riconoscimento». Il capogruppo ha avanzato nuovamente anche la proposta di istituire la «”Festa della Lombardiail 7 aprile per ricordare la data del 1167 in cui a Pontida i comuni di Milano, Bergamo, Cremona, Brescia e Mantova si giurarono reciproco soccorso».

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Pubblicato il 18 Maggio 2010
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