Le nostre suole parlano cinese e pensano italiano
La Vibram spa, storica azienda del territorio, è all’Expo di Shangai e In Cina è presente da 11 anni. Nel 2009 ha realizzato un centro di ricerca e sviluppo. Adriano Zuccala: «Il cuore e la testa dell’azienda sono rimaste ad Albizzate»
È difficile notarlo. Ma tutti, o quasi, almeno una volta nella vita lo hanno portato sotto le scarpe. E non per mancanza di rispetto. Un ottagono schiacciato di colore giallo con la scritta al centro «Vibram» è da oltre 70 anni sinonimo di suole di alta qualità. Un simbolo conosciuto in tutto il mondo che accomuna trasversalmente discipline sportive diversissime tra loro: dagli amanti della montagna agli spericolati campioni di supermotard.
Vibram spa è l’acronimo di Vitale Bramani, il fondatore, un uomo che ha unito la passione per l’alpinismo a una visione imprenditoriale di successo che continua ancora oggi con la terza generazione. L’azienda ha 340 addetti, fattura circa 100 milioni di euro («non amiamo dare questi dati» dicono i responsabili. Comunque sono dati pubblici, perché pubblici sono i bilanci) e da qualche tempo ha deciso di sbarcare anche in Cina, dopo aver installato siti produttivi in Brasile, Stati Uniti e Giappone. Attualmente è presente all’Expo di Shangai. «Siamo sul mercato cinese da circa 11 anni – spiega Adriano Zuccala (foto), direttore generale della Vibram – perché è il più grande produttore di scarpe e lì ci sono tutti i grandi marchi a cui forniamo le suole. Far finta che non esista sarebbe un errore».
Il cuore e la testa dell’azienda sono rimaste ad Albizzate (Varese). «Le funzioni principali vanno lasciate nel paese d’origine – continua Zuccala – anche se non esiste una ricetta che vale per tutti. Queste scelte dipendono molto dalle caratteristiche dell’azienda, infatti nello stesso settore si possono avere modelli opposti, l’importante è essere coerenti con il modello scelto».
La Vibram investe circa il 5 % del fatturato in ricerca e sviluppo, anche se, come spiega il direttore generale «è difficile separare una percentuale precisa, perché alcune risorse fanno ricerca mentre svolgono anche altre funzioni».
A Guang Zhou è stato realizzato un centro di ricerca e innovazione, il “Vibram China Tech Center”, dove si sperimentano e si testano nuove forme e nuovi materiali per le suole. Il centro, oltre a collaborare con altri istituti di ricerca cinesi, è un bel biglietto da visita da presentare ai clienti dell’azienda. «Si puo’mantenere la tecnologia nel paese d’origine e fare tranquillamente ricerca per il mondo – sottolinea Zuccala -. L’importante è preservare il marchio che va difeso in Italia perché è il nostro valore più grande. Non dimentichiamo che siamo forti perché facciamo design di alta qualità, caratterizzato dal gusto delle cose che è proprio degli italiani».
La Cina è un grande mercato e quindi una grande opportunità, ma per coglierla non è sufficiente la sola conoscenza della lingua, occorre entrare nella mentalità orientale, nella psicologia della contrattazione. «Volendo semplificare, direi che i cinesi non ragionano per sillogismi come noi europei – precisa Zuccala -. Il loro modo di ragionare è circolare. Ad esempio, il cinese non dice “No”, ma ha un modo di girare attorno a quel concetto».
Ci sono anche dei punti in comune tra le due culture, rari, ma ci sono, soprattutto con la mentalità mediterranea. «Hanno il senso dell’onore e se ti danno la parola non amano perdere la faccia. E poi, la famiglia per loro è tutto. Non è un caso che le imprese cinesi siano un network esclusivamente famigliare».
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