“Nel Varesotto sono 60 i beni confiscati alle mafie”
La mafia è già una realtà anche nella nostra provincia. È il profilo tracciato da Legambiente e Libera nell'incontro organizzato all'interno della rassegna "Di terra e di cielo"
La mafia e le sue attività imprenditoriali più manifeste sono già una realtà al nord, e nel quadro generale il Varesotto la fa da padrone. È il profilo tracciato da Legambiente e Libera sull’attività delle ecomafie sul nostro territorio, durante l’incontro organizzato ieri sera alla sala Filmstudio ’90 nell’ambito della rassegna "Di terra e di cielo".
Fenomeni criminali che sono già stati ampiamente riscontrati nell’ambito del ciclo del movimento terra e in quello dei rifiuti della nostra provincia. Attività palesemente volte a ripulire i soldi delle associazioni criminali che hanno piantato saldamente le loro radici anche qui.
Lo hanno spiegato bene Sergio Cannavò, vicepresidente Legambiente Lombardia, Antonella Buonopane, referente Libera provincia di Varese e Davide Corbella, responsabile Polizia giudiziaria reati contro l’ambiente della Procura Busto Arsizio.
Si tratta di attività sempre più organizzate contrastate con un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti, per scarsità di risorse e una legislazione inefficace. Parola di chi, come il dottor Corbella, ogni giorno combatte contro questi fenomeni: «spesso lo stato non corre alla stessa velocità della criminalità organizzata. Solo per fare l’esempio della piccola procura di Busto Arsizio: ci sono 6 magistrati, che presto diventeranno 2, perché quattro se ne andranno. E non sappiamo se verranno sostituiti». Tutto questo in una zona «molto vivace» dal punto di vista criminale, e che comprende anche l’aeroporto di Malpensa, «un luogo che già da solo richiederebbe la presenza di un magistrato che vi si impieghi tutto il giorno».
A questo non bisogna dimenticare di aggiungere le falle che già si sapevano presenti nella legislazione: «anche laddove vengono istruiti processi importanti – spiega Corbella – nella maggior parte dei casi, soprattutto per quanto riguarda reati ambientali, sono troppi gli ostacoli che si oppongono al tentativo degli inquirenti di fare giustizia, fra tutti la prescrizione, che vanifica il lavoro d’indagine».
Per dare un’idea della dimensione del fenomeno legato alla criminalità organizzata nella nostra provincia Antonella Buonopane di Libera ha parlato di 60 beni confiscati alle mafie grazie alla legge 109 del ’96, la legge che consente la destinazione ad uso sociale dei beni confiscati alle mafie, dei quali 19 sono già stati assegnati.
Ed è in questa situazione che alla procura della Repubblica di Busto Arsizio, guidata dal procuratore Francesco Dettori, è stata istituita una sezione giudiziaria ad hoc proprio per tener sotto controllo i reati legati all’ambiente, viatico spesso di attività legate alla criminalità organizzata, e Davide Corbella di questa sezione è il responsabile. «La struttura creata in procura – ha spiegato Corbella – serve a fare da anello di congiunzione fra la magistratura e chi fa i controlli sul territorio. E proprio grazie a questa organizzazione siamo riusciti a raggiungere importanti risultati e istruire processi di un certo rilievo. Del resto se gli operatori di polizia si accorgono che le denunce che depositano in procura hanno un seguito in un breve periodo, sono molto più invogliati a compiere con scrupolo il proprio lavoro».
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