Parte il progetto “Valori come tesori: per una cultura del positivo”

Grande affluenza anche al terzo incontro di presentazione, nell’aula magna dell’Anna Frank

Mercoledì 19 maggio, nell’aula magna dell’Istituto comprensivo Varese 5 Anna Frank, si è svolta la terza fase di presentazione del progetto “Valori come tesori: per una cultura del positivo”, alla presenza di oltre 200 persone.
 
L’iniziativa è dell’Assessorato ai servizi educativi del Comune di Varese, del Cesvov, della Croce Rossa di Varese, del Forum Associazioni familiari e del Movimento dei focolari.
 
L’incontro di ieri si è incentrato sulla relazione di Duccio Simonelli, esperto di tecniche di animazione del CREATIV di Reggio Emilia.
 
L’Assessore Patrizia Tomassini nel presentare la serata ha espresso la necessità di vedere in positivo per guidare i ragazzi verso ciò che è giusto, tessendo una rete fitta e concreta. Ha inoltre ringraziato le associazioni che un anno fa hanno sottoscritto un patto di collaborazione nell’ottica della cittadinanza attiva, portando avanti un progetto di grande spessore, che è ora pronto a svilupparsi nei contenuti.
 
Tutto era partito il I giugno 2009 nel corso della Mariapoli (settimana svoltasi a Varese al De Filippi per iniziativa del Movimento dei Focolari): quel giorno si era tenuto il convegno dal titolo “Vivere la città” a cui erano state invitate numerose associazioni, per condividere un progetto di partecipazione attiva alla vita di Varese. Aveva introdotto i lavori il Sindaco di Varese Attilio Fontana e alcuni relatori avevano illustrato gli scopi dell’iniziativa. Al termine del convegno, seguito da un migliaio di persone, diverse associazioni avevano sottoscritto con il Comune un patto di collaborazione molto concreto.
 
Sulla scia di questo impegno si sono svolti numerosi incontri sia per approfondire la conoscenza fra i vari componenti delle associazioni partecipanti, sia per ipotizzare un percorso da portare avanti nel tempo.
 
Le ultime due significative tappe di questo cammino in comune, di per sé positivo per la disponibilità delle associazioni e del Comune a non muoversi singolarmente ma ad agire in rete, sono state gli incontri svoltisi all’Anna Frank il 28 aprile e il 19 maggio.
 
Il 28 aprile di fronte a circa 200 persone è stato relatore il professor Michele De Beni dell’Università di Venezia.
 
L’educazione, ha detto, è un’espressione d’amore per i bambini e per i giovani, che dobbiamo saper accogliere offrendo loro, senza alcuna riserva, il posto che loro appartiene di diritto. Ha citato le parole di un poeta: “Il Bambino è padre dell’Uomo” e di un pedagogista polacco: ”Non si lasciano soli i bambini in un momento come questo”, dette mentre accompagnava volontariamente 200 giovani destinati alla camera a gas per condividere il loro destino.
 
Alla ribellione dobbiamo far subentrare la proposta, nella consapevolezza di non poter far molto da soli: la città ha bisogno di cittadini che diano una testimonianza corale.
 
Alcune proposte operative. Condividere e donare l’esperienza di vita, interrogandoci assieme agli altri su quanto ci accade: quel che rimane nell’educazione è la testimonianza.
 
Ancora: rendere partecipi, competenti, capaci di entrare nel linguaggio affettivo i nostri giovani. Il bisogno d’amore è il bisogno dei bisogni, ognuno cerca approvazione dall’altro. Per questo dobbiamo diventare bravi nel gioco relazionale che ha come unico fine il bene comune, dobbiamo fidarci gli uni degli altri, affidarci. C’è sempre bisogno di conferma, ma l’amore ha bisogno talvolta anche di dire “no”.
 
Occorre imparare a pensare, perché il pensare ha a che fare con il perché della vita. Occorre apprendere per servire, avere una mente ben formata, affinchè il nostro sapere sia utile a qualcuno.
 
Abbiamo bisogno di saperi che nessuno si preoccupa di tramandare, per questo dobbiamo portare con noi la saggezza delle cose buone, l’intelligenza del narrare senza imbrogliare sé stessi.
 
Anche nell’educazione prevenire è meglio che curare: pensare è una continua costruzione.
 
Infine quale modello dobbiamo darci e dare? di egoismo o di altruismo? di essere capaci di uccidere o di dare la vita? La risposta è ovvia. Senza uno sguardo etico di co-educazione non c’è speranza in questa città.
 
Si arriva allora alla regola d’oro che è comune a tutte le religioni: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” e viceversa “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.
 
Facciamoci sempre una domanda: “E se questo succedesse a me?”, sapremo così metterci costantemente dal punto di vista dell’altro.
 
L’altra sera, 19 maggio, l’incontro tenuto dal prof. Duccio Simonelli si è incentrato sulla necessità di modificare in positivo il contesto sociale, partendo dagli educatori, siano essi genitori o insegnanti, e dagli studenti.
 
Il progetto, già anticipato dal prof. Michele De Beni, è incentrato sulle figure di Gibì e Doppiaw, un fumetto realizzato da Walter Kostner, che ha ricevuto la laurea Honoris Causa in altruismo dall’Università di Verona.
 
Quanto illustrato dovrebbe coinvolgere l’intera cittadinanza in tre fasi: preparazione di una mostra, svolgimento della mostra e lancio di proposte sulla cultura del positivo.
 
L’amore si può insegnare? Si, se al centro si mette la persona, l’essere umano, la relazione che passa attraverso l’insegnamento: l’amore è esigente.
 
Cinque sono i passaggi da realizzare: 1)Chi ama non inganna 2) Imparare a comunicare 3) L’amore richiede tempo 4) Occorre impegno come dedizione e costanza 5)Donare tutto sé stesso.
 
Per educare all’amore occorre guardare, non solo vedere, guardare quello che sta oltre, creare situazioni in cui ogni ragazzo possa valorizzare il proprio talento, dare possibilità al bambino di mettersi in gioco.
 
Come si apprende la guerra, così si può apprendere anche la pace.
 
La mostra, sulla quale tutte le associazioni presenti si sono dichiarate concordi, dovrebbe svolgersi in quattro luoghi contigui con quattro titoli: 1) Che stupore! 2) Prova a dare 3)L’altro un dono 4) Ricominciare.
 
Alla fine i partecipanti scopriranno il valore della gratuità, che permette di stare bene e crescere: la ricompensa della gratuità sarà una luce interiore che aumenterà sempre più.
 
Ora Comune e Associazioni che hanno sottoscritto il patto si troveranno per rendere operativo il progetto, che ha riscontrato l’interesse di tutti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Maggio 2010
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