Urbanistica e PGT, dibattito a sinistra
In un incontro presso Il Quadrifoglio si mettono in luce le criticità: il rischio di un PGT "debole" a fronte di interessi e interventi forti, un'edilizia in fermento a dispetto della crisi e dell'invenduto, la necessità di una vera partecipazione
Urbanistica e politica, binomio inscindibile. Se ne è parlato mercoledì sera al Quadrifoglio di Borsano in un dibattito che ha coinvolto una ventina di persone di un’area "plurale" delle sinistre, con professionisti del settore (architetti, ingegneri) e non a confrontarsi sugli sviluppi passati della città e quelli futuri in chiave di Piano di Governo del Territorio. Erano rappresentati gruppi e associazioni da Sinistra Ecologia Libertà a Unaltralombardia, a Manifattura Cittadina, PdCI e Legambiente.
Partendo da un discorso sulla VAS (valutazione ambientale strategica) come parte integrante della nuova modalità di pianificazione urbanistica e auspicato momento di trasparenza e partecipazione dei cittadini alle scelte, si è andati ad identificare una serie di criticità. In particolare, identificando nei PII, i piani o programmi integrati d’intervento concordati fra privati e amministrazione, impatti di tale rilevanza sul tessuto cittadino da portare al rischio che il PGT stesso, lungi dal dare forma a un’idea di città, si limite ad essere «una fotografia di scelte già effettuate» a monte – più che dall’amministrazione, da qualche costruttore.
L’architetto Paolo Torresan rilevava mancanza di trasparenza e ritardi sulla tempistica del PGT (mal Comune: solo circa 250 Comuni lombardi su 1500 hanno rispettato la scadenza dello scorso aprile per l’adozione dello strumento). Tutto in un quadro in cui ulteriori normative in chiave di liberalizzazione degli interventi edilizi minacciano di rendere aleatoria ogni ipotesi di reale governo degli sviluppi urbanistici da parte delle amministrazioni, e in cui «siamo di fronte a pianificazioni oligarchiche, si assiste a fenomeni di trasformazione urbana governati da grossi soggetti». I quali operano legittimamente nel proprio interesse, che però, si rilevava, non coincide sempre con quello dei cittadini, rappresentati dal soggetto pubblico che dovrebbe porsi a regolare e inquadrare questi sviluppi. Non è così per Busto, osservava Torresan: «Si costruisce, ma per chi, con l’invenduto che già c’è? E con quale filosofia, quale visione? Senza scendere nel merito di quanto fatto là, poi, Gallarate o Legnano almeno la sera sono città vive».
«Dove vogliamo arrivare?» la domanda chiave posta dall’architetto Pietro Galli. «Non vorrei che la "partecipazione" nel PGT venisse intesa come semplice raccolta dei desiderata dei privati possessori di terreni», quando partecipare è interesse di tutti coloro che vivono la città. «A fronte della crisi, un problema che si pone con forza in ambito edilizio è quello della divaricazione fra i bisogni effettivi di abitazioni e i movimenti di capitali che si verificano». Con tutti i sospetti che ciò può comportare.
Non tutto appare negativo. Dalla discussione a più voci, oltre alle rituali lamentele sullo sviluppo passato della città, emergeva anche qualche apprezzamento per singoli aspetti della nuova legislazione sul territorio, come quello della perequazione, che dovrebbe porre fine all’epoca degli "assalti alla diligenza" durante la redazione dei vecchi piani regolatori. Oppure, una speranza legata alla qualità e agli orientamenti dei professionisti che hanno vinto l’appalto per la redazione del documento propedeutico di indirizzo alla progettazione e alla redazione del PGT e di alcuni piani ed elaborazioni allegati. Di urbanistica si tornerà a parlare: fra un anno si vota, e alcune delle forze politiche, come Manifattura Cittadina, già sono pronte ad organizzare appuntamenti pubblici sui temi dello sviluppo dela città.
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