Varese 1910: una brigata vincente senza nomi

Una squadra che non sa fare calcoli. Gioca e basta. Ha rifilato 5 gol alla Cremonese, spodestandola dal secondo posto. Gli è bastato un quarto d’ora e tre gol per mettere la parola fine alla partita

Beppe Sannino mister del Varese1910Il Varese è una squadra che non sa fare calcoli. Gioca e basta. Ha rifilato 5 gol alla Cremonese, spodestandola dal secondo posto. Gli è bastato un quarto d’ora e tre reti per mettere la parola fine alla partita. Ma anziché tirare i remi in barca, questa armata senza nomi è andata avanti segnando altri due gol, che potevano essere tre se il portiere della Cremonese non neutralizzava un tiro capolavoro di Buzzegoli.
Nessuno ha pensato che nei playoff, dopo questa vittoria, ci sarà il Benevento, squadra di classe, sostenuta da un ambiente caldissimo, abituata alle partite-sfida. «Noi giochiamo così – spiega capitan Buzzegoli – nei primi venti minuti contro la Cremonese avete visto il Varese di quest’anno. La nostra inconsapevolezza è la nostra libertà di fare la cosa più importante, cioè giocare e vincere».
Sono parole che rivelano un’ingenuità difficile da trovare nel mondo del professionismo (purtroppo), ma che alla luce di quanto ottenuto fino ad oggi dai biancorossi diventa il vero punto di forza della squadra. Il Varese gioca come sa giocare, indipendentemente da chi ha di fronte, indipendentemente da quello che verrà. Gioca per piacere, per divertimento, per il pubblico, per onorare una maglia che tra l’altro non ha nemmeno i nomi dei giocatori stampigliati sulle spalle. Il comandante di questa brigata anonima del calcio, che risponde al nome di Beppe Sannino, lo spiega con una metafora. «Siamo partiti a petto nudo, poi abbiamo messo la canottiera, poi una maglia sgualcita. Adesso avremo una maglia con i nomi. Da nessuno, questi ragazzi vogliono diventare qualcuno».
Carrozza, tra i migliori in campo, quando gli chiedono se il quarto gol è suo o di Momenté, scrolla le spalle e dice: «ho toccato la palla, ma non importa datelo a chi volete, l’importante è che l’ha fatto il Varese». 
La verità è che gli «anonimi» giocatori del Varese sono già qualcuno per i loro tifosi che sono ritornati allo stadio perché al Franco Ossola, da qualche mese a questa parte, ci si diverte. Perché hanno messo in riga le titolate del campionato, giocando alla pari con la corazzata Novara e sconfessando i super esperti. Insomma, la squadra ha ribaltato la logica del calcio disegnato a tavolino dai procuratori, cercando solo sul campo le conferme del proprio valore.

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Pubblicato il 09 Maggio 2010
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