“Adesso non chiedeteci la serie A”
Moreau, capitan Camisa e Armenise. Tre voci dallo spogliatoio e un un'unica dichiarazione d'amore: Sannino e il Varese1910
Gli spogliatoi sono una bolgia. I giocatori sembrano storditi dalla felicità. E come non esserlo. Mathieu Moreau entra in sala stampa e aspetta il suo turno con il sorriso stampato sulla faccia. Ha fatto una buona gara. Ha rispettato le consegne: non doveva prendere gol e così è stato. «Era terribile stare in porta e non poter salire con i miei compagni per spingerla dentro. Cercavo di dare sostegno con le mie parole – racconta a caldo il portiere francese – . “Non perdiamo la pazienza” continuavo a ripetere. Sapevamo che il secondo posto ci favoriva e c’era il discorso di non prendere gol e il fatto che la Cremonese non abbia segnato penso che sia più un demerito loro. L’anno scorso ho perso mio suocero e sicuramente questa vittoria la dedico a lui».
Tutti hanno già una gran voglia di futuro, la domanda ricorrente è: «ora cosa farete».
«Non ci chiedete la serie A – dice Moreau sorridendo- . Quando un giocatore ha la fortuna di beccare una società del genere se la deve tenere stretta. Adesso, faccio dieci giorni in Francia lo champagne è già pronto».
Alessandro Armenise (nella foto a destra) era squalificato. Dopo aver faticato un anno, non poter essere in campo nella finale dei playoff contro la Cremonese non deve essere stato facile. «Si soffre di più fuori che a giocare – dice il difensore -. Mi veniva da piangere perché non si riusciva a segnare, solo un grande mister e un grande gruppo poteva fare questa impresa. Ho altri due anni di contratto e ci tengo a rimanere qui a Varese perché è dentro il mio cuore. A Sannino devo tanto, con lui sono cresciuto molto, perché riesce a tirar fuori il massimo da ciascun giocatore».
Per un capitano, uno che ha giocato anche in serie A, dovrebbe essere tutto più facile. Invece non è così. Alessandro Camisa è visibilmente emozionato: ha disputato una grande partita, si è sacrificato giocando in modo diligente e intelligente, tra l’altro anche fuori ruolo. «Era una partita complicata come del resto sono tutte queste partite – dice il capitano -. Ho scelto come sempre di mettermi a disposizione della squadra che è poi la forza di questo Varese. Guardate, ad esempio, Gambadori cos’ha fatto oggi. Forse quello era il suo ruolo? Masnago si è rivelata ancora una volta una roccaforte inespugnabile, come lo è stata per tutto l’anno e noi per questo meritavamo una categoria superiore, per la società e per il pubblico. Il mio futuro? Questi due anni a Varese sono stati i più importanti della mia carriera. Essere il capitano in questa squadra è stato un vero onore».
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