La Regio ha ancora senso? Sei mesi per capirlo
L'assemblea dell'ente si chiude con l'invito a cambiare. Restano i dubbi sul futuro ma anche i propositi di collaborazione. Galli: «Non vogliamo rinunciare ai rapporti con la Svizzera»
Chi si aspettava grandi proclama dall’assemblea annuale della Comunità di lavoro della Regio Insubrica, è rimasto deluso. Nessun grande cambiamento se non il prolungarsi di sei mesi di un’analisi "speciale" del lavoro dell’ente, da parte del Ticino, per capire se oggi, come detto dal Direttore del dipartimento del Territorio Marco Borradori, «ha ancora senso utilizzare questo strumento. Il gruppo di riflessione valuta anche la possibilità di interrompere, ha detto il consigliere ticinese. Non sono in grado di dire se alla fine dei sei mesi accadrà questo ma dobbiamo dimenticare il concetto del tutto va bene, va bene così perché non sono convinto che questo sia ancora il miglior strumento».
Anche Giorgio Giudici, sindaco della città simbolo all’interno della comunità di lavoro ha scandito a gran voce che necessariamente «bisogna cambiare passo, io sono uno abituato a lavorare costruendo e per dare un nuovo rinascimento a questo ente bisogna guardare al di là dei colori». Il gruppo di lavoro deciderà con calma ma Borradori ha voluto precisare che le frizioni degli ultimi mesi «non sono state legate solo allo scudo fiscale e comunque mai come oggi il Ticino ha compreso l’importanza della cooperazione transfrontaliera con la vicina Regione Lombardia. Lo scudo fiscale non è “inelegante” come definito dal presidente Galli. Va accettato come un atto di uno Stato sovrano ma a me – ha puntualizzato il consigliere di Stato – hanno dato molto fastidio le parole offensive e reiterate di esponenti del governo della Repubblica italiana».
Questi mesi di “proroga”, prima di ogni altra decisione, erano nell’aria e nello spirito di prudenza che da sempre il Ticino ha nei rapporti bilaterali e giungono dopo le esternazioni che il sindaco di Lugano Giorgio Giudici, membro di questo gruppo e presidente del comitato direttivo della Regio Insubrica, aveva rilasciato ad un quotidiano svizzero giorni fa, ventilando l’ipotesi che il Ticino potesse chiudere qui con l’ente transfrontaliero.
A queste parole, il presidente Dario Galli, sulla stampa italiana, aveva risposto che si poteva andare avanti anche senza il Ticino, salvo dire nell’odierna assemblea che «la Regio Insubrica ha senso perché c’è il Canton Ticino dentro, senza il Ticino non ha motivo di esistere la Regio». Proprio sul tema della comunicazione e sulla eco che la stampa, anche in Svizzera, ha dato alle recenti polemiche, Galli rileva che «l’eccesso di polemica politica gli ha fatto scoprire che la stampa ticinese è come quella italiana». Nei giorni precedenti l’assemblea, i tre quotidiani ticinesi hanno dedicato ampio spazio al tema dopo le esternazioni di Umberto Bossi e Marco Reguzzoni su Terra Insubre, parole riprese e commentate dai media con aperture e titoli molto forti che vanno da “La Regio un affare in salsa leghista”, “Esternazioni in codice di Bossi sulla Regio Insubrica”, fino a “Bossi sconfessa Dario Galli”. In tutte le edizioni si faceva riferimento a quanto detto dal Senatur citando espressamente un’ipotesi di scalata all’ente, ipotetico o reale che sia, con i nomi di Galli, Gobbi e Mascetti. Quelle parole, nel preciso e attento Ticino, non sono passate inosservate. Il sindaco Giudici non entra nei meriti politici di quei discorsi pur ribadendo che «è responsabilità dei soggetti che hanno recepito quelle parole tirare le conclusioni». Il numero uno di Villa Recalcati nell’odierno appuntamento non ha mai fatto accenno alle parole pronunciate dai due esponenti leghisti, nemmeno è tornato direttamente sulla vicenda della sostituzione del segretario generale in maniera diretta pur accennando ad una «riorganizzazione interna del gruppo». Ha invece ribadito che «non vogliamo rinunciare ai rapporti con la Svizzera», entrando nel merito di quelli che possono essere alcuni progetti di rilancio per la comunità di lavoro: Turismo, infrastrutture e rapporto con il mondo del lavoro e del frontalierato».
Niente progetti faraonici e con la selezione di proposte meritevoli per non appesantire l’ente, auspicando tuttavia una maggiore presenza dei politici stessi, con più riunioni e incontri operativi. A proposito della presenza politica, va segnalato che, come nello scorso anno, anche in questa riunione l’unico presidente di provincia presente è stato lo stesso Galli, con i vicepresidenti delle altre province in loro vece. Il segretario generale, Roberto Forte, ha illustrato il verbale di attività dell’ultimo anno evidenziando, come negli scorsi anni, le difficoltà e le possibili vie d’uscita per una più proficua operazione, quale che sia lo strumento. Tramite alcuni articoli di giornale ha poi ribadito che, già a soli quattro anni dalla fondazione dell’ente, le province chiedevano un rilancio dell’ente transfrontaliero. E la tara interna non può essere solo la differente competenza tra Cantone e province sui propri territori. Si attendono risposte in merito entro dicembre 2010.
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