Le fabbriche fanno troppo rumore, cambia la classificazione acustica del territorio
Il nuovo piano di classificazione acustica del territorio impone nuovi vincoli alle aziende. Il sindaco:"bisogna tutelare il patrimonio industriale"
I complessi industriali del centro fanno troppo rumore, la legge va cambiata. Il commissario ad acta, che ha approvato il nuovo piano di classificazione acustica del territorio, ha sanato un limbo legislativo che a Solbiate andava avanti dal 1995, quando l’approvazione della legge quadro sull’inquinamento acustico è entrata in conflitto con il vecchio piano di azzonamento approvato nel 1993.
La questione sembra complicata ma, riducendo all’osso un complesso giuridico assai corposo, può essere sintetizzata così: a Solbiate Arno la conformazione urbana si è andata sviluppando senza creare una distinzione tra alcuni complessi industriali, nati ormai cento anni fa, e lo sviluppo abitativo del centro. Tant’è che oggi, nella zona dietro la sede municipale, coesistono realtà industriali, abitative e servizi educativi.
Tra le conseguenze di questa situazione c’è anche quella che riguarda l’inquinamento acustico prodotto dalle fabbriche, tra le quali c’è la Riganti S.p.a. un complesso che vede nella sua compagine proprietaria anche l’attuale sindaco Marco Riganti.
Il nocciolo della questione è stato sollevato da un comitato di cittadini residenti nei pressi dei complessi industriali, che hanno chiesto in tutte le sedi competenti una revisione del piano di azzonamento acustico, così come previsto dalla legge, in modo da riconoscere lo stato dei fatti, e cioè che la zona, finora classificata come industriale, sancisca la presenza di fabbriche e anche delle abitazioni. Un punto che non è solo formale, poiché una classificazione di questo tipo comporta la revisione dei limiti di “rumore” concessi agli impianti produttivi.
L’opposizione, come spiega Elena Mazzetti della lista “Indipendenti per Solbiate”, sta sollevando la questione soprattutto in vista dell’approvazione del Pgt (piano di governo del territorio) per sollecitare l’amministrazione ad avviare una pianificazione del territorio che proprio per quanto riguarda la questione del piano di classificazione acustica è venuta a mancare.
Ad accogliere le richieste avanzate dai cittadini riguardo i rumorosi eccessi degli impianti produttivi non è stata infatti l’amministrazione comunale bensì il commissario ad acta che, accertando il mancato intervento del comune nei termini stabiliti dalla legge, ha provveduto ad adeguare il piano di azzonamento acustico, entrato in vigore il 5 maggio 2010, alla legge quadro del 1995 sull’inquinamento acustico.
Le ritrosie dell’amministrazione comunale nell’affrontare la questione le spiega direttamente il sindaco Marco Riganti fotografando gli ostacoli che impedivano, secondo la sua maggioranza, l’applicazione di una legge generale alla specificità del comune di Solbiate. «La radice del problema – spiega il sindaco – non risiede in scelte fatte ieri o 5 anni fa, ma in una pianificazione sbagliata che ha ormai mezzo secolo di storia. Oggi c’è l’esigenza di conciliare le giuste richieste dei cittadini e la tutela del patrimonio industriale. Stiamo parlando di complessi che danno lavoro a decine e decine di persone, che per essere spostati richiedono risorse finanziarie enormi che in nessun modo possono essere giustificate da una delocalizzazione dal centro alla periferia di Solbiate. Noi avevamo proposto una soluzione alternativa – spiega il sindaco – avevamo convinto le aziende coinvolte a presentare dei piani di risanamento per limitare le emissioni acustiche. Gli studi e le proposte avanzate non sono però state prese in considerazione e il commissario ha approvato il nuovo piano di azzonamento. Ora le condizioni dei complessi industriali sono a rischio».
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