Conservatore museale, precisazioni sul titolo di studio
L'amministrazione risponde all'osservazione presentata nei giorni scorsi dal Pd che chiedeva di avvalersi di persone con una laurea quinquennale e non triennale: "ci siamo adeguati alla normativa vigente"
La questione del titolo di studio del conservatore museale di Busto Arsizio torna in auge con una precisazione da parte dell’amministrazione comunale dopo che il PD aveva chiesto di conoscere "il motivo per cui questa amministrazione non si voglia avvalere della maggiore preparazione e di una formazione completa che una laurea quinquennale/magistrale, o un dottorato, possono assicurare"; e, di fatto, portando avanti un’osservazione più che una domanda.
Ecco la risposta dell’amministrazione.
Al Conservatore Museale va richiesto un titolo di studio specifico, in linea con la riforma dei corsi di studio universitari. Per il concorso pubblico di Conservatore Museale, il Comune di Busto Arsizio ha previsto, quali requisiti per l’ammissione, tutti titoli di studio attinenti alla particolare figura professionale richiesta, compresa la specifica laurea triennale in Beni culturali.
Infatti, in seguito alla riforma dei corsi di studio universitari, lo stesso Ministero dell’istruzione, dell’ università e della ricerca, di concerto con il Dipartimento della Funzione Pubblica, ha invitato le Amministrazioni Pubbliche a tenere conto delle nuove classi di laurea e delle equiparazioni previste dai decreti interministeriali per realizzare al meglio l’integrazione tra il mondo del lavoro, il sistema universitario e la sua offerta formativa.
Anche il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale del Comparto Regioni e AA.LL prevede che la base teorica di conoscenze dei lavoratori appartenenti alla categoria D, a cui tale figura si ascrive, è acquisibile con il titolo di studio di “laurea breve o diploma di laurea”, sicchè sarebbe discriminante per un buon numero di giovani richiedere titoli maggiori per l’accesso ai pubblici impieghi.
Di fronte alle mutate condizioni del panorama culturale qui delineato, le linee guida regionali appaiono datate e non proprio in linea con gli indirizzi normativi.
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