Delitto Catic, la perizia non lo svela il nome dell’assassino
Confermata una parte della ricostruzione di Jacopo Merani ma non è chiaro se la mano assassina sia una sola
La perizia medico legale non ha dissipato tutti i dubbi sull’omicidio di Dean Catic, il 17enne brutalmente assassinato a picconate nell’aprile del 2009 a Varese. Del delitto sono accusati Jacopo Merani e Andrea Bacchetta, entrambi in carcere. Il gip Giuseppe Fazio aveva disposto una consulenza, affidandola al chirurgo di Busto Arsizio Massimo Cristina, ponendo due quesiti: le coltellate e le picconate inferte a Dean sono state sferrate da una o da più mani? E poi: è vero che il ragazzo mentre veniva colpito era steso sul sedile, come racconta Jacopo Merani? Risultato: non si può dire se le mani omicide fossero più di una, ma di certo Dean fu colpito, in una fase del delitto, mentre veniva schiacciato dall’aggressore sul sedile posteriore dell’auto.
I colpi
Il medico dice che non ci sono elementi oggettivi per stabilire se la coltellate siano state sferrate da una sola o da più mani. Divide però le ferite in tre gruppi, diversi per scansione temporale e per intensità. Il primo, è classificato come lesioni da punta e taglio penetranti. Sono le più profonde presenti sul corpo, ma nessuna di queste, distribuite in varie parti (dorso,i braccia e gambe, ma anche collo,volto e calotta cranica) è tale da provocare effetti letali. Sarebbero state sferrate in uno spazio di tempo ristretto, dalla stessa mano, disordinatamente, mentre la vittima si difendeva, ma era trattenuta. I tagli sono attenuti «dagli indumenti dalla modesta forza lesiva». Il secondo gruppo, è quelle delle lesioni da punta e taglio superficiali, sono state sferrate mentre la vittima non aveva alcuna possibilità di movimento. Dean era immobilizzato con maggiore probabilità nel sedile posteriore (come racconta anche Merani, dicendo che Bacchetta lo teneva fermo e lo colpiva), era sul fianco destro e veniva ferito sulla parte sinistra. Il perito però dice che «l’aggressore non voleva infierire più di tanto».
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