Denti troppo cari, ma non dipende dagli odontotecnici
Antonio Ziliotti, presidente della federazione italiana degli odontotecnici di confartigianato imprese, rivendica più trasparenza nel rapporto con i medici e propone un tavolo di discussione con tutti i soggetti interessati
Alla parola dentista si associano d’istinto due sensazioni negative: il dolore fisico e il portafoglio prosciugato. Recentemente a Varese si è costituita l’Aio (Associazione Italiana Odontoiatri), una sorta di sindacato dei dentisti che ha tra i suoi compiti principali anche la lotta all’abuso della professione odontoiatrica. Il primo messaggio lanciato dall’Aio è stato «Attenti ai dentisti low cost», quelli che curano i denti facendo pagare poco. I commenti dei lettori hanno aperto uno spaccato sulla professione, sui prezzi praticati dagli studi e sul rapporto che i dentisti hanno con gli odontotecnici, o dentisti meccanici, quelli che preparano protesi, dentiere, capsule e che spesso si vedono in studio, impronte alla mano, per controllare se i nuovi denti funzionano.
Antonio Ziliotti, titolare di un laboratorio odontotecnico a Varese e presidente nazionale della Fe.Na.Od. I, la federazione italiana degli odontotecnici, condivide molte delle critiche avanzate dai lettori, anche se invita come premessa a non generalizzare.
Ziliotti, le persone quando vanno dal dentista contestano i costi troppo alti. Sono giustificati?
«Nella maggior parte dei casi per noi odontotecnici il prezzo non è congruo al lavoro fatto. Nel senso che di quello che chiede il dentista, noi vediamo poco. I nostri listini sono fermi da dieci anni e inoltre subiamo la concorrenza dei paesi stranieri. C’è un laboratorio di odontotecnica in provincia di Varese che fa realizzare tutti i manufatti in Cina. Una concorrenza che è legale ma sleale, perché ci sottopone al ricatto del prezzo più basso».
Lei sa riconoscere una protesi fatta in Cina e una, ad esempio, fatta a Luino?
«No, è impossibile»
La produzione di protesi è aumentata o è calata negli ultimi anni?
«Nel 2009 in Italia c’è stato un calo del 39 % però è aumentata la vendita degli impianti (utilizzati dai dentisti e su cui vengono montate le protesi ndr). Inoltre, nell’ultimo anno, in Italia hanno chiuso oltre 1700 laboratori odontotecnici. Dovremmo chiederci, dunque, chi li ha costruiti i denti su quegli impianti. Nella maggior parte dei casi si tratta protesi realizzate all’estero. A Shanghai c’è un grattacielo all’interno del quale lavorano 24 ore su 24 circa 2000 odontotecnici. C’è una catena di montaggio perfetta, lì arrivano le impronte da tutto il mondo e nel giro di 30 ore lavorative ti rimandano indietro il manufatto».
Quale sarebbe il prezzo giusto per una protesi?
«Dipende dal materiale. Comunque, una buona protesi (un solo dente ndr) fissa in ceramica tradizionale o in zirconio dovrebbe costare al cittadino intorno ai 600 euro. Se tutto fosse fatto con i giusti criteri una metà andrebbe al medico e l’altra metà all’odontotecnico. Ma se fai pagare una ceramica 1000 euro e noi ne prendiamo 200 c’è una bella differenza a fronte di un lavoro che grava sulle spalle dell’odontotecnico».
Qual è la soluzione?
«Potrebbe essere la fatturazione separata, difficilmente praticabile in Italia».
Sarebbe?
«In Francia il dentista fa la fattura al paziente e lo stesso fa l’odontotecnico, ciascuno per la sua parte di lavoro. In questo modo il paziente saprebbe quanto vale il costo del lavoro del medico e quanto vale quello dell’odontotecnico. Insomma, sarebbe tutto più trasparente e ne gioverebbe anche il portafoglio del paziente».
Lei è a capo della categoria degli odontotecnici a livello nazionale, perché non si riesce a introdurre questa norma?
«La situazione attuale dipende dal mancato riconoscimento del profilo professionale dell’odontotecnico che ad oggi è regolamentato da una norma del 1928. Noi non potremmo stare nello studio dentistico, ma il dentista ha bisogno di noi e ci chiama spesso per avere il nostro consiglio sulle varie fasi della lavorazione della protesi, sia dal punto di vista tecnico che estetico. L’odontotecnico va nello studio dentistico, ci sta anche mezzora ma a lui quella mezzora difficilmente viene pagata. In teoria però lì non ci potrebbe stare, ma senza l’odontotecnico il medico certe decisioni non le puo’ prendere. Ci vuole una legge nuova che dia più trasparenza e tuteli il cittadino e quindi anche il lavoro dell’odontotecnico. Già dalla consegna della dichiarazione di conformità dove è scritto il nome del fabbricante sarebbe un grosso aiuto cosa che oggi non tutti praticano».
Quando a Varese si è costituita l’Aio, i sindacato degli odontoiatri, si è posto l’accento negativo sui dentisti low cost, quelli a buon mercato, e sull’abusivismo. Lei cosa pensa in proposito?
«L’Aio è una delle associazioni degli odontoiatri, ma non è che portandola a Varese si combatte il low-cost che è invece un problema di mercato. I nostri medici dentisti avrebbero dovuto fare una politica diversa perché le avvisaglie c’erano da tempo. Occorreva creare innanzitutto un meccanismo di collaborazione tra tutti i soggetti della filiera del dentale. Loro si difendono dicendo che lo studio ha dei costi enormi, ma già dieci anni fa c’erano stati degli incontri e avevo posto il problema, adesso se ne sono accorti».
Non può negare però che gli abusivi sono spesso odontotecnici che si spacciano per dentisti.
«Posto che l’abusivismo è da condannare e io non lo difendo, rappresenta un problema legato anche ai medici perché i dentisti dovrebbero dire che dietro gli abusivi il più delle volte c’è un medico prestanome che fa da direttore sanitario e che andrebbe espulso dall’ordine. Quindi accanto alla parola abusivismo andrebbe messa anche la parola prestanomismo».
Cosa si aspetta in futuro?
«Io come rappresentante della categoria degli odontotecnici credo nel confronto e nella concertazione. Quindi le mie affermazioni non hanno uno spirito polemico, ma mi auguro che siano spunto di riflessione per i soggetti coinvolti e con un po’ di umiltà tutti si siedano intorno a un tavolo per ragionare su queste problematiche».
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