Il “grattacielo” che interessava al clan e le auto bruciate
Emergono nuovi retroscena dall'ordinanza nei confronti dei capi delle locali di 'ndrangheta sui tentativi di entrare nei grandi affari immobiliari del territorio. A Lonate costarono l'auto al capo dell'urbanistica e al segretario di Forza italia
Le mani della ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo passavano da imprenditori edili prestanome strozzati dai debiti che, alla fine, dovevano cedere le proprie aziende rimanendone proprietari solo sulla carta. Uno di questi, del quale si parla nella corposa ordinanza che ha portato all’arresto dei capi delle locali lombarde della ‘ndrangheta, stava cercando di entrare in uno dei più grandi affari immobiliari di Lonate Pozzolo, al centro di aspre polemiche perchè prevedeva la costruzione di un edificio di 13 piani nella frazione di sant’Antonino. Attualmente in quell’area, un’ex-fabbrica, è stata effettuata la demolizione dei vecchi edifici in attesa di costruire i nuovi.
I protagonisti occulti di questa manovra erano Emanuele De Castro (braccio destro di Vincenzo Rispoli), Nicodemo Filippelli (noto per la sua ferocia e per la sua spregiudicatezza) e Fabio Zocchi (più volte coinvolto, insieme a Filippelli, in episodi di strozzinaggio). L’imprenditore, completamente assoggettato ai tre, dichiara agli inquirenti che questi avevano in mano l’architetto Fulvio Rivolta (noto progettista, insieme al fratello Danilo che è attualmente assessore a Lonate) e che potevano arrivare fin dentro l’ufficio tecnico del comune di Lonate Pozzolo per "fare quel c…o che ci pare" – dice uno di loro in un’intercettazione. Cosa che non si dimostrerà vera dato che poi dall’affare "grattacielo" non riescono a portare a casa nulla.
Di mezzo ci si è messa l’amministrazione comunale di Lonate Pozzolo che rigetta, di fronte ad almeno due richieste, l’ipotesi prospettata dall’imprenditore di voler costruire proprio in quell’area. Sono, probabilmente, da inserire in un quadro di intimidazioni gli incendi dell’auto dell’allora capo dell’ufficio tecnico del comune di Lonate Pozzolo, Orietta Liccati (vicina a Danilo Rivolta) e l’incendio dell’auto di Danilo Rivolta stesso. I due episodi fecero molto scalpore in paese e ancora una volta confermarono che i membri della locale facevano sul serio e che intendevano spadroneggiare nell’ambito dell’edilizia, principale settore nel quale investivano i denari provenienti dalle estorsioni, dall’usura, dal traffico degli stupefacenti e dalle rapine.
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