Il popolo della Juve acclama i suoi campioni
Del Piero e Trezeguet sono i più amati e acclamati durante il primo allenamento al "Franco Ossola" della formazione bianconera. Quasi duemila i tifosi sugli spalti per applaudire i giocatori di Delneri
Basta un cenno con la mano, ad Alex Del Piero, per scatenare un boato. Più passano gli anni e più il capitano consolida il primato di giocatore più amato dai tifosi della Juventus e l’ennesima conferma è arrivata nel catino infuocato del “Franco Ossola” che nel pomeriggio di oggi (mercoledì 21) ha ospitato il primo allenamento bianconero in terra varesina.
Il pubblico (tra i millecinquecento e i duemila spettatori, a occhio) al caldo del settore distinti, ha atteso paziente che i giocatori uscissero alla spicciolata per poi sedersi all’ombra, nei pressi del sottopassaggio, ad ascoltare un buon quarto d’ora di monologo di mister Delneri. I primi a prendere contatto con lo stadio di Masnago, poco dopo le 16,30, sono stati Grosso e Iaquinta, presente nonostante l’infortunio: come se la vecchia guardia, atterrata nell’ultima e tremenda stagione, volesse mandare un messaggio forte ai tifosi. A parole lo ha fatto Claudio Marchisio, il più giovane dei “senatori”, nella conferenza stampa del primo pomeriggio: la voglia di giocare e di riscattarsi e la speranza di vedere Dzeko in coppia con Trezeguet sono stati i due punti chiave della sua intervista.
Già, il francese: non accende gli spalti come il capitano ma appena una voce isolata lo accusa di scarso impegno, l’urlo dei tifosi si alza in sua difesa. Le valanghe di gol segnate in bianconero sono un anticorpo insormontabile, e forse qualche dirigente sempre tentato di sbolognarlo deve farsene una ragione.
Pochi gli striscioni sugli spalti: geograficamente si va dalla vicinissima Casciago alla lontanissima Campo Calabro, quello più originale recita “Lanza Fame di Gol” e omaggia uno dei talenti in erba a disposizione di Gigi Delneri. Il tecnico, cappellino e calzoni corti, da bordo campo saluta e ripensa che giusto un anno fa, su quel prato, iniziava a prendere forma la sua Samp da zona Champions e batteva 3-0 un Varese che ancora non pensava ai miracoli. A rappresentare la società biancorossa c’è fin dall’inizio il team manager Papini che fa la spola con Baveno, ma a un certo punto ecco i vertici del Varese e cioè Rosati e Montemurro, spuntare sul cemento del velodromo a dare un’occhiata sacrosanta e a scambiare qualche parola con Beppe Marotta da Avigno, all’esordio con la Juve sul campo dove è diventato grande.
L’allenamento prosegue senza acuti, con poco pallone e tanta corsa per fare fiato e gambe; la gente ha parole dure per l’Inter e per gli scudetti revocati ma incoraggia tutti i giocatori, e qualcuno si spinge a sostentere anche l’assente Felipe Melo, eroe (all’incontrario) dei due continenti calcistici. E poi c’è Del Piero che trotta da solo, non in coppia come gli altri, e quando si avvicina ai distinti fa crescere un brusio che metro dopo metro aumenta fino a diventare esplosione. La festa finisce verso le 18,30, senza autografi o abbracci con la gente, come vuole il protocollo del calcio moderno in cui il pane e salame ha lasciato il posto al caviale. Domani si replica, mattina e pomeriggio, con l’intermezzo della conferenza stampa di un giocatore subito dopo pranzo. La Juve lascia Masnago tra gli applausi e va a cercare in collina gli ultimi freschi di una stagione che si annuncia tanto lunga quanto calda.
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