Manovra, Formigoni pronto a “scendere dal grattacielo”

Il presidente lombardo: «A un tavolo di discussione solo se il Governo è disposto a cambiamenti». E rilancia l'idea di tagliare gli stipendi ai politici. Il Pd pronto a scendere in piazza

«Scenderemo dunque dai nostri grattacieli, simbolo di modernità ed efficienza, e caleremo nei palazzi romani che giustamente il sentire popolare identifica come santuari dello spreco e del centralismo». Sceglie l’ironia, il presidente Roberto Formigoni, per affrontare l’argomento della manovra finanziaria del Governo. Una battuta che risponde ad un’altra del ministro dell’Economia Tremonti, che nei giorni scorsi aveva invitato i governatori a «scendere dai grattacieli e tornare al tavolo».
 Il presidente lombardo – in linea con la posizione espressa da Vasco Errani, presidente della conferenza stato regioni – si dice quindi pronto a sedersi a un tavolo di discussione con il Governo «per difendere gli interessi dei cittadini, ma a una condizione: che il Governo apra veramente al dialogo, cioè sia disposto a cambiamenti».
Da qui le due linee di azione che il presidente Formigoni intende svolgere nell’immediato: «Negoziazione con il Governo e ulteriore sforzo di miglioria dei conti». Non solo, Formigoni ha accennato – non è certo il primo – anche all’eventualità di ridurre lo stipendio dei politici. «Attendo dal Consiglio regionale decisioni in questa direzione. Proprio oggi la Commissione consiliare ha dato il via libera al progetto di legge della Giunta di accorpamento di due enti, Iref e Irer, in uno solo, con risparmi considerevoli di costi».
Duro il commento del capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale Luca Gaffuri. «Formigoni ha decisamente abbassato l’asticella, è passato in poco tempo dalla minaccia di restituire le deleghe alla speranzosa richiesta al governo di un patto post manovra. La triste realtà è che PDL e Lega servono alla Lombardia una pietanza indigesta che dimostra che ogni retorica sulle regioni più o meno virtuose era solo un espediente per prendere tempo».
 
LE CIFRE DEI TAGLI – Per la Lombardia la manovra del Governo così com’è significa una mannaia che taglia 2,3 miliardi nel biennio, cioè il 37 per cento (1,1 miliardi nel 2011 e 1,2 nel 2012). «Nella manovra – spiega Formigoni – sta scritto che i trasferimenti dallo Stato alla Regione Lombardia passeranno da 4,5 miliardi a 3,8. È già un taglio esplicitamente dichiarato di 700 milioni all’anno, pari al 20,88%. Ma non è finita qui. Per precedenti accordi, dal 2011 sono previsti altri trasferimenti di competenze alla Lombardia, che costano 400 milioni all’anno. Non se ne parla nella finanziaria: ma evidentemente vanno conteggiati. Così come si deve tener conto di vincoli dovute a obbligazioni giuridiche pluriennali (es. contratti)». Ed ecco che si arriva al 37 per cento di tagli. Che toccheranno inevitabilmente le politiche di sostegno all’impresa, alle famiglie, agli anziani, l’ambiente, la formazione professionale, il trasporto pubblico.
«La riduzione di treni, autobus e corriere del 30% – commenta Gaffuri – è indubbiamente insostenibile e rischia di generare proteste plateali, visto che i pendolari sono già esasperati. Sicuramente il PD è pronto a scendere in piazza in difesa dei servizi essenziali come i trasporti, la casa, la formazione per lavoratori e studenti, il sostegno ad anziani e disabili».

In ogni caso si tratterà di gestire "al meglio" le ricadute della manovra del Governo. In questo senso Formigoni auspica un nuovo patto tra Governo e Regioni successivo all’approvazione della manovra economica. «Una volta approvata la manovra e mandato così un segnale positivo ai mercati le Regioni e il Governo potranno scrivere un nuovo patto, come hanno fatto già altre volte con il patto di stabilità, il patto per la salute, ecc. Basta averne la volontà e metterci un po’ di fantasia».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Luglio 2010
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