Marco Confortola, dal K2 alla Brutale

L'alpinista estremo a oltre 200 all'ora in pista impugnando il manubrio della nuova MV Agusta Brutale 1090RR

marco confortolaUno come Marco Confortola, che di professione è alpinista estremo, verrebbe da definirlo pazzo. Ha infilato gli sci per correre a oltre 200 all’ora nel chilometro lanciato ed è salito sul K2, senza l’ausilio dell’ossigeno artificiale; ha perso 11 amici mentre tentavano la discesa; ha dormito sui pendii della montagna, reggendosi a una fune; ci ha lasciato tutte le dita dei piedi per non morire…
Ma non è uno scellerato, anzi. Ogni cosa, anche la più estrema, è ponderata. La passione per le due ruote l’ha spinto a iscriversi a scuola, a una lezione di Corsidiguida.it, impugnando il manubrio della nuova MV Agusta Brutale 1090RR.
Mai andato in pista, mai indossato una tuta. Ma, per iniziare, meglio affidarsi ad esperti.
Ha seguito ogni consiglio dell’amico Roberto Locatelli con scrupolo e ammirazione.
“Quando hai tanti cavalli sotto al sedere, come quelli della BRUTALE 1090RR, e un telaio che ti permette di portarli al limite, non puoi pensare di imparare da solo. I consigli preziosi di gente come Locatelli consentono di controllare la moto, di avvicinare il limite senza rischiare di farsi male. Io sono anche soccorritore alpino, conosco l’importanza delle regole e della sicurezza. Troppe volte capita di intervenire in aiuto di alpinisti improvvisati”. Moto e montagna vanno rispettate, secondo Confortola. “MV Brutale è una moto semplice finché si usano la metà dei cavalli… Per sfruttare l’altro 50%, io che non ho l’abitudine a queste potenze, ringrazio telaio, sospensioni e freni di Brutale, che mi permettono di recuperare gli errori… La cosa davvero sensazionale, quasi come raggiungere gli 8.000 metri in quota, è stato toccare a terra per la prima volta in curva col ginocchio…”.
Roberto Locatelli, che gli ha fatto da istruttore, è anche suo amico: ”Abbiamo qualcosa in comune, abbiamo sofferto entrambi a causa di gravi incidenti, io per quello di Jerez, Marco per l’amputazione di tutte le dita dei piedi durante la discesa dal K2. La passione per lo sport, per la vita, ci ha dato la motivazione per uscirne. Marco, al contrario mio, è ancora nel pieno della sua attività. Ha un fisico forte, è instancabile. La pista di Castelletto di Branduzzo sfianca chiunque,
soprattutto quando fa caldo. Lui no, è insaziabile di giri. Che ci sia troppo ossigeno qua in basso?”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Luglio 2010
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