«Quei ragazzi disposti a “vendersi” perché senza guida»
Marco Caccianiga, mister del Varese Calcio, commenta l'arresto dell'arbitro settantenne che adescava piccoli calciatori con la promessa di un provino. «Gente senza scrupoli che agisce tra i bambini più deboli»
Quando legge di allenatori pedofili gli va il sangue alla testa. Lui, che con i ragazzi ci passa ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette, non ammette “mele marce” tra chi dovrebbe avere un ruolo di educatore. Marco Caccianiga (nella foto), mister da sei anni delle giovanili del Varese Calcio, non trova una sola giustificazione valida per un uomo anziano che adesca bambini (il più piccolo aveva 9 anni) con il miraggio di un provino a Milanello: «Che nessuno si azzardi a parlare di malattia – dice Marco, in vacanza con i suoi tre figli in Liguria – Voglio solo che venga punito in maniera esemplare per quello che ha fatto». Una reazione comune a molti. Ma la domanda per l’allenatore Caccianiga è un’altra: perché ragazzini di 13 anni accettano di appartarsi con l’allenatore o l’arbitro e non corrono dai genitori a raccontare? Perché per un provino per giocare nel Milan (o nell’Inter o nella Juventus…) si è disposti a “vendersi”, nel senso più letterale del termine?
«E’ una riflessione che dobbiamo fare tutti – commenta Caccianiga –, noi come mister e come genitori. Partiamo dalla mia esperienza: se un genitore viene da me e cerca di convincermi a far giocare il figlio in qualunque modo, promettendomi, ad esempio, sponsorizzazioni ed io accetto, il ragazzino avrà imparato che il mondo funziona così. Il papà “compra” e lui viene premiato. Penserà che sia lecito, che anche lui possa comportarsi così: se l’allenatore promette qualcosa in cambio di altro, che male c’è? E questo è il primo aspetto. Il secondo è ancora più inquietante. Questi squallidi personaggi sanno dove andare a pescare. Stando a contatto con i ragazzi sanno quali sono i più trascurati, quelli che trascorrono i pomeriggi davanti alla tv, che non sanno parlare, che non sono abituati “a pensare” e lì colpiscono».
«Un bambino trascurato è diverso da quello che ha una famiglia presente – dice ancora Marco – e un allenatore preparato sa cogliere il disagio. Certo, se poi è un farabutto gira a proprio vantaggio questa “assenza” e agisce indisturbato».
Non c’è dubbio: i tempi sono cambiati. Lo sport è diventato una “cosa seria”, anche troppo. Tutti i ragazzini in età scolare giocano a qualcosa (a Varese calcio e basket vanno per la maggiore) e lo fanno ad alti livelli, a volte con aspettative eccessive, prima di tutto da parte dei genitori.
«Io insisto molto – conclude Caccianiga – sul fatto che gli allenatori debbano essere preparati. Basta con il salumaio che chiude il negozio e va ad allenare. Anche il Coni ora punta molto su questo aspetto. Io ho fatto l’ISEF e ho imparato a valutare anche gli aspetti psicologici e pedagogici dei bambini in età scolare. I genitori nella scelta delle società dovrebbero tener conto anche della preparazione degli allenatori, chiedere ed informarsi. Non è solo un problema di capacità tecniche. Ed episodi come quelli denunciati ieri dovrebbero far capire il perché».
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