Sulla spiaggia low cost per combattere la crisi
In tanti scelgono la "spiaggia proletaria" per un momento di relax e per farsi un tuffo nel Ticino. Studenti, famiglie e tanti appassionati storici. Uno scenario placido e malinconico che aiuta a dimenticare le difficoltà

«E poi ci siamo noi, che semplicemente amiam
o il fiume, in ogni stagione» spiega Claudio, che alle otto di sera è rimasto tra i pochi sul lido (spiaggia non è il termine corretto, visto che in realtà è un prato). Guarda il sole che tramonta e il fiume che scorre veloce tra le colline, senza una casa all’orizzonte se non il grande casamento della centrale elettrica di Porto Della Torre. Intorno ci sono tre famigliole che grigliano e preparano il dejeuner sur l’herbe in versione fluvio-padana, un ragazzo accarezza i capelli della sua compagna, gli ultimi pescatori oziano sulla riva del canale, il bacino del Panperduto dove c’è la presa del Villoresi (nella foto, la diga all’orizzonte).

Scenario placido e malinconico, che poco ha a che fare con la bolgia che si vedeva fino a un’ora prima: le auto parcheggiate creano una lunga fila sulla strada che sale verso Somma, arrivando fino all’impianto della cava, a mezzo chilometro di distanza. Sulla spiaggia i bagnanti montano le tende e le griglie, stendono i teli, accompagnano i bambini a
bagnare i piedi nelle acque fredde del Ticino. C’è anche un ambulante, che vende costumi da bagno, teli, qualche vestitino di probabile produzione cinese. Cresce l’apprezzamento per il lido low-cost, anche se poi i servizi sono ridotti all’osso: un solo bar che fa affari d’oro, i bidoni dei rifiuti svuotati regolarmente. Ma guai a cercare un vigile, né tanto meno un bagnino: il lido sommese ha ancora il fascino primitivo del luogo spontaneo e libero. Frequentato da tanti italiani («e chi ci può andare in vacanza, quest’anno» dice una ragazza ai suoi vicini sul prato), ma anche da tantissimi stranieri, soprattutto famiglie.

Altro che Sharm El Sheik, italiani e stranieri (ri-)scoprono il mare sotto casa, l’ansa del fiume e il profilo delle colline. Un giorno si riscopriranno i nomi dei luoghi, la microgeografia dei boschi. «A parte gli anziani, oggi non li conosce quasi più nessuno», nota Claudio con un po’ di nostalgia. E il sole tramonta dietro la pineta del Vigano, alta sopra Porto della Torre.
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