Ferrario, il ricordo della società varesina
Dall'editoria all'associazionismo, dalla politica all'economia. Il ricordo di chi l'ha conosciuto
La notizia della morte dell’editore della Prealpina Roberto Ferrario ha colpito molto la comunità varesina. Pur essendo malato da tempo, Ferrario è stato fino all’ultimo un vero protagonista.
«L’ultima volta che l’ho visto che ho chiacchierato con lui è stato a tavola durante il pranzo in cui con lui e il direttore Giancarlo Angeleri dove abbiamo deciso che io avrei fatto l’editorialista sulla Prealpina e Angeleri sarebbe intervenuto nei nostri tigì – Ricorda Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55 ed attualmente editorialista della Prealpina – In quella occasione, nonostante già non stesse bene, dimostrò quello che è sempre stato: un uomo di grande forza di carattere, talvolta aggressivo ma capace anche di molta cortesia. Avrà fatto anche arrabbiare molta gente, ma quello che ho sempre di stimato di lui è il grande amore per quel che faceva. Ogni volta che ne parlava ne parlava da appassionato».
«Per la attività della sua famiglia di imprenditori e per la sua attività in quello che è il giornale storico di Varese Roberto Ferrario è una persona che ha segnato la storia della città – Ha commentato invece il presidente dell’Unione Industriali della provincia di Varese Michele Graglia – Un personaggio non facilissimo ma che non può che venire ricordato dal territorio, per il ruolo che ha ricoperto. Spero che chi ne raccoglierà l’eredità abbia la forza di continuare a rappresentare quello che la Prealpina ha rappresentato finora per la città»
«Un uomo capace e di valore, con un carattere a volte spigoloso ma che nascondeva un animo generoso e che aveva l’abitudine di affrontare le cose di petto senza parlare alle spalle – è stato il commento di Franco Colombo, presidente di Api Varese – Ferrario, discendente della nota famiglia imprenditoriale bustocca, è stato nel tempo particolarmente vicino ad Api Varese: socio di lungo corso, consigliere camerale presso la Camera di commercio in rappresentanza di Api Varese e già presidente di Unigec, l’Unione nazionale della piccola e media industria grafica editoriale. Mi piace ricordare che nonostante la malattia soltanto lo scorso 25 giugno aveva partecipato all’assemblea generale di Confapi con il solito piglio e la voglia di essere vicino alla nostra realtà. Grazie al suo lavoro all’interno della “Prealpina” ha segnato le vicende istituzionali, imprenditoriali e politiche del territorio. Ora, grazie all’autorevolezza del suo quotidiano che ha contribuito a rafforzare, ci lascia un patrimonio enorme che ha fatto della nostra provincia un luogo conosciuto a livello nazionale. Non manca però, nelle riflessioni di Colombo anche un accenno alla sua personalità e alla sua malattia:«Sarebbe ipocrita negare che Roberto Ferrario avesse un carattere spigoloso e difficile. Ma se lo si sapeva affrontare nel modo giusto era facile trovare le sue doti di grande uomo: uno che diceva le cose senza girarci intorno, con il quale si poteva anche litigare e poi chiarirsi senza rancori. E’ stato presente e interessato alle cose fino a quando ha potuto, senza avere timore di mostrarsi in pubblico. La sua reazione alla malattia ha aggiunto alla sua figura una dimensione di dignità davvero notevole».
E on line c’è invece il ricordo del consigliere regionale Stefano Tosi, che nel suo blog scrive: «Ricorderò sempre l’amore e l’impeto che Roberto Ferrario riversava nel suo lavoro, l’attaccamento al territorio e l’orgoglio che manifestava nel fare parte del mondo dell’editoria e dell’informazione. Grazie a lui la Prealpina si è mantenuta aderente al tessuto economico, culturale ed imprenditoriale che caratterizza la nostra provincia. Con uno sguardo che voleva andare oltre, intrecciando alle notizie locali quelle regionali e nazionali. Ferrario voleva che il suo giornale raccontasse, criticasse, ma fosse sempre teso a cercare una soluzione, una proposta. In tante occasioni ci siamo incontrati in questi anni. Qualche settimana fa era presente ad un incontro dell’associazione dei piccoli imprenditori, pur dopo una notte travagliata per i fastidi della malattia. Roberto Ferrario è stato un uomo veramente particolare, ha lasciato un segno profondo e la sua scomparsa è una grande perdita».
«Ho avuto qualche discussione accesa con lui, è inutile negarlo – ammette invece Giuseppe Adamoli, esponente di spicco del PD varesino, nel suo blog – Accadeva quando parlavamo di politica. Mi diceva quello che dovevo e non dovevo fare. Ma io ero troppo attaccato alle mie opinioni e tiravo avanti secondo le mie idee. Quando parlava del suo giornale era come in estasi. Allora, si, lo ascoltavo con sincera ammirazione. Si fa molta retorica sul “territorio”, aveva l’ambizione non solo di interpretarlo ma di impersonarlo. Con la Prealpina, il suo radicamento e la sua voce quotidiana nelle nostre contrade, è certamente riuscito nell’impresa».
Commovente è il ricordo della sua ex compagna di liceo, il consigliere regionale Luciana Ruffinelli, che in una lettera aperta ha ricordato «Un direttore anomalo, che poteva permettersi di perseguire una linea politica e caldeggiare degli obiettivi – ha ricordato Ruffinelli – Gli ultimi mesi di incontri sono stati per me laceranti: la sua dignità nella malattia, il suo senso del dovere in pubblico, l’attaccamento alla città e al territorio mi davano l’impressione di una lunga e tenera carezza che Roberto dava alla vita».
«Chi non ha conosciuto Roberto Ferrario, non potrà mai dire cosa sia l’impulso che ti fa girare freneticamente nella tua impresa alla ricerca di un punto dal quale partire per ricambiare tutto, di nuovo – ricorda Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione Artigiani varesina – Ferrario era un imprenditore. E Ferrario l’editore della Prealpina era lo stesso uomo che credeva in questo nostro territorio le cui contraddizioni, debolezze, forze, bellezze seppe raccontare con l’occhio sempre clinico e vivace attraverso il suo giornale. Ricorderemo di lui l’attenzione e la sensibilità con le quali non solo affrontava quotidianamente il suo lavoro di "cronista", ma anche la cura del particolare che pretendeva da chi lo frequentava. Un fotografo della politica e dell’economia, dotato di quella qualità rara nell’editoria moderna che è la vicinanza all’uomo e alle imprese. Vicino con un quotidiano libero e indipendente: ed è anche per questo che il nostro territorio ne sentirà la mancanza. Fu proprio la sua vena imprenditoriale a farci avvicinare, e a portarlo a raccontare le battaglie di Confartigianato in favore delle piccole imprese della nostra provincia. Fu lui ad aprire e sostenere, anche con particolare impatto ma sempre con i piedi per terra, il dialogo tra gli attori sociali coinvolti nel futuro di Varese e del suo territorio. Uomo severo, dunque, ma anche uomo di cuore».
«E’ stato un editore vicino e attento a quello che il territorio e la sua economia esprimono – ricorda il presidente di CNA Varese Franco Orsi – tra gli esempi che ci hanno toccato e ci piace ricordare, ci sono l’apertura di una rubrica delle associazioni, un fatto importante per le nostre realtà, e la promozione sul giornale di una serie di articoli sulle imprese varesine interessanti, che aveva coinvolto in prima persona le associazioni di categoria, nel segnalare le realtà innovative o caratteristiche».
Grande cordoglio anche dall’Ordine degli Architetti della provincia di Varese: «Figura di primo piano nel campo dell’editoria e dell’informazione – commenta il presidente, Laura Gianetti -imprenditore di polso, attivo in campo economico, politico e associativo, la scomparsa di Roberto Ferrario rappresenta una grave perdita per la città di Varese. Ci stringiamo ai familiari e siamo partecipi del loro dolore per questo grave lutto».
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