I neocrociati all’attacco: “Chiesa gallaratese vigliacca”
Media italiani e stranieri continuano a seguire il "caso" del "Ramadan in parrocchia". I forum padani e il Giornale di Feltri attaccano frontalmente don Franco
Il caso-Gallarate fa parlare i giornali di mezzo mondo. Sarà anche routine, ormai, dopo tre anni di ospitalità della parrocchia di Arnate alla comunità islamica, ma vedere i cattolici ospitare i musulmani crea ancora curiosità e violente polemiche. Ne parlano in Francia e in Turchia, ne parlano i giornali italiani, la galassia neocrociata – dalla Lega ai teo-con – alza gli scudi e affila le spade. Stranamente, i nemici non sono più solo gli islamici, ma anche i cattolici e i preti, accusati di viltà e apostasia.
«Al signor Carnevali evidentemente non importa nulla dei milioni di donne ancora schiacciate dalle leggi dell’Antico Testamento, ma allora che testimone di Gesù è?», scrive il Giornale di Vittorio Feltri in un articolo (dello scorso 12 agosto) che attacca direttamente don Franco Carnevali (nella foto), peraltro indicato erroneamente come il «parroco» che offre lo spazio. Il commento s’intitola “Il dialogo con l’islam non è roba da preti” e critica l’idea stessa che debba esserci un dialogo tra religioni. «Il principio del dialogo è delle diplomazie, certamente non quello adoperato di Gesù». Dietro all’ospitalità concessa, il Giornale vede «la vigliaccheria del tradimento» e ricorda a Carnevali che «non è obbligato a fare il sacerdote».
Toni ancora più accesi nella galassia padana: sul Padano.com, in un pezzo che sa più di commento che di reportage (nonostante l’indicazione del luogo: Arnàa), si parla di «cristiani scandalizzati» e si spiega che grazie alla disponibilità della Chiesa locale per un mese «gli islamici potranno mangiare, bere, divertirsi e fare sesso ma solo di notte». Delicatezza superata solo dal blog LiberaliPerIsraele, che due anni fa (all’epoca del primo Ramadan ad Arnate) giudicò la scelta un autogol per la Chiesa locale, accostando i preti favorevoli al dialogo ai «preti pedofili» e ai «preti che hanno l’amante».
Di fondo, un’idea rozza e che non si può discutere: ogni forma di dialogo è un cedimento e un tradimento. Con buona pace del Concilio Vaticano II, di quarant’anni di dibattito nella chiesa cattolica, della stessa idea dello straniero che pervade Vecchio e Nuovo Testamento. E che a ben vedere prescinde anche dalla realtà: sarebbe bastato parlare dieci minuti con don Franco Carnevali, conoscere il suo carattere spigoloso e poco incline alle facili e ireniche mediazioni, per capire che il dialogo che porta avanti è tutto, fuorché accomodante. Ma è chiaro che nessuno dei commentatori teo-con e neocrociati si è presa la briga di venire sul posto.
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