“Questo centro commerciale non s’ha da fare”
Dopo il consigliere regionale Giangiacomo Longoni, anche il direttore di Confesercenti Gianni Lucchina insorge a nome dell'associazione contro il progetto comunale. E il sindaco Ciceri risponde
Quel centro commerciale, a Rancio Valcuvia, non s’ha da fare. Oppure no?
A mettere il dito nella piaga è stato, per primo, il consigliere regionale della Lega Nord Giangiacomo Longoni in una nota: «Esprimiamo la nostra contrarietà all’ipotesi di costruzione di un centro commerciale a Rancio Valcuvia. Una battaglia storica della Lega Nord è quella relativa al rilancio turistico ed economico delle valli varesine e l’apertura di un nuovo centro commerciale non è assolutamente la maniera giusta di procedere».
CONFESERCENTI INSORGE
E a rincarare la dose sul più recente progetto commerciale della zona nord del varesotto ci pensa Confesercenti: «Riteniamo sia oggi del tutto impraticabile e totalmente fuori luogo pensare a nuove strutture di grande distribuzione – spiega il direttore di Confesercenti, Gianni Lucchina – Perciò bocciamo senza appello l’ipotesi di un centro commerciale a Rancio Valcuvia. Compito degli amministratori – e anche nostro – è di riqualificare i centri urbani: per questo sono state messe risorse per realtà come i distretti per il commercio. Non si può prendere risorse e nello stesso
tempo aprire punti di grande distribuzione: significherebbe buttare risorse pubbliche».
DANNI AI PAESI LIMITROFI
«Va tenuto conto anche il fatto che non esiste solo la crisi della piccola e media distribuzione, che un nuovo punto di GDO va a colpire. Ma anche una crisi della grande distribuzione: se non vogliamo realizzare scatole di cemento o futuri disoccupati, forse è il caso di riflettere attentamente sul da farsi. Se in quel territorio vanno autorizzati investimenti, vanno fatti a sostegno turistico-alberghiero, non per l’ennesimo supermercato. Va segnalato inoltre che una simile iniziativa non danneggerebbe le attività di Rancio, che ormai non ha più negozi, ma danneggerebbe i comuni limitrofi: Cittiglio, Laveno, Brenta. Tutto per qualche soldo di opere di urbanizzazione, con altra grande distribuzione già presente».
LA REPLICA DEL SINDACO
«Parlare di investimenti a sostegno del settore turistico/alberghiero in una zona con croniche carenze infrastrutturali mi sembra quanto meno surreale – è la risposta del sindaco di Rancio, Claudio Ciceri – Per non parlare dei presunti danneggiamenti a Laveno e Cittiglio che si trovano a due passi, tanto più che è stata realizzata la SP1, dai poli commerciali di Gavirate e Cocquio. E mi sembra doveroso far osservare che qui non esistono distretti per il commercio e di soldi pubblici non se ne sperperano».
IL PROGETTO
«Il progetto su cui stiamo lavorando, con pieno coinvolgimento di altri amministratori locali, va ben oltre il tradizionale concetto di GDO. Si tratta di riqualificare un enorme plesso industriale dismesso e dal forte impatto ambientale, un vero eco-mostro cattivo biglietto da visita per i turisti oltre che un pericolo per chi ci abita vicino, per creare una struttura capace di ospitare servizi per il cittadino e dare finalmente una risposta ad una parte dei problemi viabilistici della SS394 della quale si sente parlare solo in due occasioni: durante le elezioni e quando avviene un grave incidente. Aree industriali di queste dimensioni, così lontane all’autostrada, oggi non riscuotono nessun interesse e non hanno alcun mercato. La scatola di cemento, ed aggiungo io di ethernit, che tanto preoccupa il dottor Lucchina è quella che abbiamo ora e alla quale la mia amministrazione sta cercando di porre rimedio».
Tra gli “effetti collaterali” del progetto ci sono anche infrastrutture di servizio pubblico: «L’accordo che abbiamo sul tavolo con l’investitore include la realizzazione di tre rotatorie lungo la SS394, un tratto di pista ciclabile e uno stabile di 1000 mq ad uso esclusivamente pubblico. Inoltre la disponibilità del tetto per la posa di pannelli fotovoltaici. Per non parlare degli accordi circa l’incentivazione all’apertura di piccoli punti di distribuzione nei borghi dei comuni limitrofi e il vincolo ad ospitare uno sportello bancario, una parafarmacia, un ambulatorio medico e, non per ultimo, un punto informativo per la promozione dei prodotti tipici. Il presidente Magrini, durante una seduta di Comunità Montana, ha lui stesso ipotizzato di ospitare la sede dell’Ente presso la nuova struttura una volta realizzata».
“VENGA A VEDERE, DIRETTORE LUCCHINA”
«Non abbiamo bisogno di questo centro per creare nuovi disoccupati, dato che in valle già ne abbiamo abbastanza. Semmai i posti di lavoro nasceranno, direi un centinaio per dare un ordine di grandezza, senza contare i 18 mesi di lavoro previsti per la ristrutturazione del plesso che creeranno ottime opportunità di lavoro per le imprese locali. Tutto questo a mio parere è una grande opportunità da non lasciarsi scappare tanto più che nessuno, al momento, si è fatto avanti con alternative altrettanto valide e soprattutto concrete. Al direttore Lucchina porgo quindi un mio caloroso invito a venirmi a trovare per prendere visione del progetto».
La questione è solo appena iniziata. Ora tocca agli abitanti della Valcuvia esprimere i loro pareri sulla questione.
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