Socrate, il poker e la censura
Pier Fausto Vedani risponde a un lettore che ci chiede perché non abbiamo raccontato "tutta" la storia del bar di Varese. E racconta un divertente aneddoto
Il 3 agosto compariva su Varesenews una breve storia del Caffè Socrate perché i nuovi gestori del locale di piazza Monte Grappa ne avevano recuperato l’antico nome. Una storia diventata Importante da quando, negli Anni 50 del secolo scorso, presero a frequentarlo personaggi di rilievo nazionale dell’ industria, dello sport e della cultura. L’apparizione dell’articolo ebbe del miracoloso: infatti l’avevo scritto a giugno scomodando la nipote del fondatore, Emma Bozzoni, rimasta poi a lungo in paziente attesa di un nostro fotografo per riprodurre alcune immagini di interesse storico.
Stanco di aspettare deve essere stato anche lo stesso articolo se ha preferito poltrire nei meandri degli archivi del nostro giornale, colmi di milioni di informazioni, ma dove riuscì a stanarlo Michele che nel corsodella caccia si era fatto carico di recuperare le foto sperando che, dietro la porta di casa, la signora Emma Bozzoni non avesse preparato un bastone per gli inviati di Varesenews.
A un passo dalla sua fine, la traversia dell’articolo riprese slancio perché Michele cadde, da fermo, dalla bici rompendosi una spalla e dando una “craniata” tale alla saracinesca del garage da allarmare l’intero condominio. Un ko mostruoso e doloroso.
Il 3 agosto però lo scritto emerse e venne messo subito in rete, ma con commenti da parte dei lettori che rispetto, ma che in qualche caso denotano quanto meno scarso interesse per le vicende cittadine. Non è stato il primo caso, temo che stia nascendo una Varese senza memoria, preoccupata solo di vivere di corsa.
La microvicenda dell’articolo scomparso o dimenticato la segnalo per due motivi: chiedere innanzitutto scusa a Emma Bozzoni per i nostri pasticci e rassicurare il lettore Carlo che si era arrabbiato per non avere avuto risposta dopo che ci aveva chiesto lumi su una storia di giocatori d’azzardo sorpresi al “Socrate”.
A quei tempi si giocava in parecchi caffé cittadini, ma erano di rilievo nella società varesina i giocatori interrotti sul più bello dalla polizia. Era una notizia che a noi cronisti il consigliere delegato della Prealpina, un varesino, impedì di pubblicare; il presidente bustocco invece ci fece sapere che avremmo potuto farlo.
Noi si optò, guardando al futuro, per il silenzio anche fatti saggi da un avvocato che ricordò un detto dialettale che riporto in lingua: i padroni sono come i porcelli, si mangiano tra di loro ma se tiri la coda a uno solo urlano tutti assieme.
Non passò molto tempo dal veto sulla notizia dei giocatori: gli azionisti bustocchi avrebbero scelto una linea editoriale di grande apertura che portò la Prealpina, diretta da Mario Lodi, a un dialogo forte, sincero, senza vincoli con i suoi lettori. E per noi giornalisti di quella generazione – ho già avuto modo di dirlo – non solo professionalmente furono i migliori anni della nostra vita.
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