La “crudele” Yuja Wang illumina la stagione musicale
L’edizione 2010 della rassegna varesina si concentra sui giovani pianisti: si inizia il 5 dicembre con il talento cinese
A memoria, non c’è mai stata Stagione musicale comunale che non abbia ospitato un virtuoso della tastiera: Grigory Sokolov e Lylia Zilberstein, per esempio. L’edizione 2010 della rassegna si concentra sui giovani: il 5 dicembre (come sempre con inizio alle 20.30 nel Salone Estense) si presenterà al pubblico varesino Yuja Wang. Nata a Pechino nel 1987, vive a New York ed è fidanzata con un parigino: cosmopolita, in tutto. Strimpella sin dalla tenera età, rimpiazza Radu Lupo nel 2005 – ad Ottawa – con la direzione di Zukerman, nello stesso anno riceve 15mila dollari perché selezionata come migliore giovane promessa del pianoforte e inizia a studiare con Gary Graffman, maestro di Lang Lang. I due non hanno nulla in comune, se non la genialità: Lang Lang è un divo griffato che trasforma i concerti in spettacolo; Yuja Wang è una “pianista crudele” che tratta la musica con imperturbabile serietà. La critica la considera la nuova stella del pianismo, un fenomeno, un qualcosa di sensazionale. E lei, che non cede ai complimenti facili, fa strike con la Sonata in si minore di Liszt, le Sonate di Domenico Scarlatti, la Sonata n. 6 di Sergej Prokofiev, la Tritsch-Tratsch Polka di Cziffra e la Marcia Turca di Mozart–Volodos. Brani classici famosi alternati a pezzi inediti. Il contratto sottoscritto in esclusiva con la Deutsche Grammophone la conduce all’Olimpo dei grandi. E a Varese non dimentica i 200 anni dalla nascita di Fryderk Chopin e Robert Schumann: i 24 Preludi op. 28 (in un misto di brividi ed esaltazione) per ricordare il primo e il Phantasiestuecke op. 111 per omaggiare il secondo. Punto di congiunzione tra i due, con uno sguardo rivolto soprattutto al pianista polacco, una selezione di Poemi e Studi di Skyabin. L’ultima volta che intervistammo Angela Hewitt (di scena domenica 16 gennaio) fu circa quindici anni fa: intrigante, solare, raggiante di curiosità, di una bellezza particolare. The Guardian l’ha definita “la più grande interprete di Bach dei nostri tempi” (e di Johann Sebastian ha registrato tutte le composizioni più importanti), eppure la Stagione Musicale la vedrà attenta narratrice di Haendel, Beethoven e Fauré: diversi eppure simili nell’ideale di una musica Alta, testimonianza di un eroismo, soprattutto in vanBet, nel quale l’artista si consuma sacrificando se stesso alla salvezza dell’umanità. Sorprendete, invece, l’incontro del 20 marzo con Kit Armstrong: pianista sì, ma anche cervellone laureato – nasce nel 1992 ed è ammesso all’università a soli sette anni – in fisica e matematica. Alfred Brendel gli fa da “padrino” tant’è l’emozione che il giovane suscita in lui, e Kit ricambia condividendo la passione per Bach (nel suo repertorio spiccano i due volumi del Clavicembalo ben temperato), Mozart, Schubert (tutti e tre in scaletta per la trasferta varesina) e Beethoven. Kit, inoltre, è anche un provetto compositore, ed eccolo allora nella Città Giardino con il suo “Origami”…di note.
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