Truffata da Vanna Marchi finisce in tv. La Rai condannata a pagare
Il tribunale civile di Varese ha condannato la Rai a risarcire il danno a una delle vittime della teleimbonitrice: la sua testimonianza era stata trasmessa da "Un giorno in pretura" e tutto il paese ne parlava
Ripresa in tribunale mentre raccontava il suo dramma personale, lei vittima di Vanna Marchi. Raccontava dettagli intimi di una vicenda di cui si vergognava e si era pentita ma il suo racconto era stato dato “in pasto” a tutta Italia dalle telecamere della Rai. E oggi, quella donna, una varesina ha ottenuto il risarcimento del danno subito. La Rai è stata condannata, da tribunale civile di Varese, a pagare 58.685,000 euro oltre alla spese legali: 8.354,15 euro.
La vicenda si riassume in poche righe: la donna, che abita in un piccolo paese del Varesotto, era rimasta vittima di Vanna Marchi (nella foto) e della figlia Stefania Nobile. Spaventata dal malocchio aveva versato centinaia di milioni di lire alle due teleimbonitrici per essere liberata dalla sventura. Ma poi , quando la Marchi e la figlia, erano state arrestate aveva deciso di testimoniare contro di loro e di raccontare la sua disavventura. Ma in Tribunale a Milano c’erano anche le telecamere di “Un giorno in pretura” e lei, con il suo viso, nome e cognome, il 23 settembre 2006, era finita nelle case di tutta Italia. Senza aver mai dato il consenso. I parenti, che non sapevano nulla della vicenda, erano rimasti sconvolti dal fatto. Compreso l’ex marito e il figlio. Nel piccolo paese (poco più di 9000 abitanti) tutti ne parlavano e alla fine, la donna ha deciso di chiedere giustizia. Il giudice Giuseppe Buffone del tribunale civile di Varese non ha avuto esitazioni: ha condannato la Rai a risarcire il danno per aver violato il “diritto della personalità” della donna.
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