“Bonus Bebè, che il ricorso lo paghi il sindaco. Non i cittadini”

Intervento dell’ex vice-sindaco Gianluigi Margutti dopo la sentenza del tribunale collegiale che condanna il comune e la proposta del primo cittadino di ricorrere in Cassazione

«Bello fare il sindaco con i soldi degli altri. Se lui non ama qualcosa, se qualcosa secondo lui non va bene, allora si opponente davanti alla magistratura. Ora addirittura ricorre alla Cassazione. Chiama gli avvocati e continua nella causa. Che bel metodo! Ma fa bene? No. Poichè sue sono certe distorte idee politiche e di interpretazione legale e suoi sono i propositi di continuare a farsi pubblicità, si paghi lui le spese legali, e quant’altro. I cittadini non devono pagare per i capricci formali e sostanziali del sindaco».
Così ha dichiarato Gianluigi Margutti, già vicesindaco di Candiani nella passata amministrazione e attuale capogruppo di Unione Italiana al Comune di Tradate.
Il tribunale del lavoro, in primo grado, a cui avevano fatto ricorso la «Cooperativa Farsi Prossimo» e l’associazione «Avvocati per niente», aveva giudicato discriminatoria la delibera che prevedeva un contributo di 500 euro ai nuovi nati, solo se entrambi i genitori fossero residenti a Tradate da almeno 5 anni. Da qui il ricorso del Comune; ma il tribunale collegiale, oltre a confermare quando deciso dal giudice del lavoro, ha aggiunto che si dovrà risarcire anche chi non ha usufruito del contributo nei tre anni in cui è stata in vigore la delibera.
Costo che il municipio ha stimato in questi giorni: sarebbero infatti una quarantina le famiglie che avrebbero potuto accedere al bonus bebè. Il comune, secondo la seconda sentenza, dovrebbe quindi versare in totale 20mila euro più le spese legali, che non saranno alla fine di molto inferiori.
«Insomma – ironizza Margutti – forse per mettere sulla retta via Candiani dovremo seguire anche noi la logica di certi quotidiani di una certa destra che per fare paura agli oppositori del governo e metterli a tacere anticipano possibili dossieraggi su chi dissente. Dovremo pertanto scrivere un ‘libro nero’ su tutta la Amministrazione Candiani, dal 2002 a oggi? Dall’urbanistica selvaggia, al centro commerciale ‘La Fornace’, alla esperienza assolutamente negativa della Seprio, la società patrimoniale del comune, alla gestione disinvolta e costosa del Comune… e ancora e ancora? Noi non abbiamo problemi al riguardo. Gli atti personali hanno responsabilità personali. E quelli politici hanno responsabilità politiche. Pertanto a un simile confronto non mi sottraggo, perchè non temo, nulla!».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Ottobre 2010
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