“I giovani varesini sono snob e viziati”
Uno studio dell'Università dell'Insubria sui giovani della provincia delinea un rapporto controverso con la Città Giardino, considerata poco accogliente nei loro confronti
Varese è una città borghesotta, inadatta ai giovani e poco amata dai suoi stessi abitanti. A dirlo non è un critico troppo inacidito, ma sono gli stessi giovani varesini intervistati dall’Univerisità dell’Insubria, nell’ambito della ricerca "Varese, come la vedi?". Lo studio, sviluppato dal Centro di Ricerche CreaRes, ha sottoposto oltre 3.500 questionari a giovani tra i 16 e i 30 anni. Le domande vertevano sul rapporto tra i giovani e la città, e ne è uscito un ritratto controverso.
Quasi il 54% degli intervistati ha dato un voto inferiore alla sufficienza alla Città Giardino, considerandola una città che "ha le capacità ma non si applica". Secondo gran parte degli intervistati, oltre il 45%, Varese non sarebbe una città per i giovani e i motivi sono presto detti: mancanza di spirito cittadino (25,95%), mancanza di volontà delle istituzioni (22,44%) e mancanza di infrastrutture (19,47%).
Anche l’Università dell’Insubria non esce in modo brillante dalla ricerca: solo il 4,06% degli intervistati sarebbe sicuro di sceglierla, il 23,56% è sicuro di non sceglierla e il resto non sa cosa rispondere o no sa se frequenterà l’università. Se sceglierà l’Insubria gran parte degli intervistati lo farà per vicinanza a casa (42,55%), mentre quelli che non la sceglieranno lo faranno per l’offerta limitata (24,93%), per la scarsa conoscenza (22,41%) e per la limitata qualità dell’immagine (12,06%). Nonostante questo, oltre la metà degli intervistati si è detta fiduciosa in merito al ruolo che l’ateneo avrà per gli sviluppi futuri della città.
I giovani sono fortemente critici anche con i loro coetanei, considerandoli snob (19%), viziati (15%), borghesi (10) ed edonisti (10%). Non stupisce, con un giudizio del genere, scoprire anche che gli intervistati, in realtà, non si considerino dei varesini (71%), sentendo uno scarso attaccamento alla città.
Ma qual è il motivo di un rapporto tanto difficile tra i giovani e la Città Giardino? È una reale assenza dell’offerta o c’è un problema di comunicazione? La ricerca, coordinata da Rossella Locatelli, sembra delineare un problema di autodefinizione della città. «Varese sembra non riuscire ad immaginarsi», scrivono i ricercatori nel rapporto, «Sembra accontentarsi di una propria condizione di media-città di provincia, ricca e sostanzialmente benestante (ma con molti problemi e molte nuove povertà), ma priva appunto di progettualità sociale, di lungimiranza».
C’è quindi bisogno di costruire un nuovo rapporto, e proprio questa ricerca (raccolta in un corposo volume di 220 pagine) potrebbe essere il punto di partenza, per ricominciare. Uno spiraglio, per fortuna, c’è. I giovani varesini, infatti, si sono accorti del ruolo del volontariato in città, che considerano un fenomeno importante ed emergente: un giovane su cinque si dice attivo nel volontariato, segno che nella società varesina, sia pure sotto traccia, senza particolare enfasi, senza particolare visibilità, vi è fermento e movimento quanto ad azione sociale e di solidarietà.
Per approfondire è possibile scaricare il rapporto, elaborato da Lelio De Michelis docente di Sociologia presso la facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria, con la collaborazione di Paola Ossola e Stefano Barbuto.
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