La Grande Guerra è finita. Per davvero
Domenica la Germania ha festeggiato il ventennale della riunificazione liquidando l'ultima rata delle riparazioni alle potenze aggredite nel 1914: 70 milioni di euro
La Grande Guerra è finita. Stavolta, per davvero. Ieri, domenica 3 ottobre, la Germania ha pagato l’ultima rata da 70 milioni di euro delle riparazioni di guerra impostele nel 1918 dall’Intesa (Gran Bretagna e, soprattutto, Francia). Una quantità incredibile di denaro, che nel momento in cui, obtorto collo, fu imposta a una Germania in ginocchio per la perdita irreversibile di 1,7 milioni di uomini validi, senza contare i mutilati, fu tra le cause della rabbiosa reazione nazionalista culminata nel nazismo. La Grande Guerra, di cui la Germania fu costretta a riconoscere l’esclusiva responsabilità, aveva ucciso nove milioni di uomini sui campi di battaglia. Catastrofiche le conseguenze, tra cui l’epidemia di influenza spagnola che uccise trenta milioni di persone in tutto il mondo, e l’insorgere dei regimi totalitari: quello bolscevico in Russia, quello nazista in Germania, il fascismo nell’Italia della "vittoria mutilata".
Fausta ricorrenza quella di domenica per la nazione tedesca, a 20 anni dall’agognata (e sofferta) riunificazione. Ci sono voluti novantadue anni perchè la Germania finisse di pagare le assurde cifre – 132 miliardi in marchi-oro del 1919 – con cui soprattutto la Francia, ma anche il Belgio, volevano rivalersi per i pesantissimi danni dell’occupazione (1914-1918). Il Trattato di Versailles, subito denunciato con isterico fanatismo dai nazionalismi (chi lo firmò fu assassinato), ridusse la Germania alla disperazione: dopo la fame terribile sofferta a causa del blocco marittimo britannico, fu l’inflazione a divorare i risparmi dei tedeschi. Francesi e belgi si rivalsero dell’inabilità tedesca a pagare occupando la Ruhr per un anno (1924-25), prima che i piani Dawes (1924) e Young (1929) mediati dagli americani riducessero l’entità delle riparazioni, infine sospese nel 1932 in piena Grande Depressione. Il rifugio nell’estremismo fu la logica conseguenza delle sofferenze patite dai tedeschi tra le due guerre: il resto lo fecero la diabolica personalità di Adolf Hitler e la debolezza di chi avrebbe potuto e dovuto fermarlo, e invece credette di potersene servire – i militari. Questi ebbero infine la loro rivincita sulla Francia, nel 1940, marciando per le vie di Parigi, e la loro vendetta con il sacco del Paese sconfitto. Quest’ultimo, controinvaso dagli angloamericani nel 1944, uscì dalla seconda guerra mondiale "vittorioso", grazie al generale De Gaulle e alla Resistenza, ma in condizioni pietose.
Il perdono non era certo nelle corde di nessuno nel 1945, e la Germania fino al 1953 dovette tornare a pagare tutto ciò che poteva. Poi, gli imperativi della Guerra Fredda imposero un nuovo stop in attesa della riunificazione. Ottenuta questa dopo il crollo del Muro di Berlino, la città dove tutta questa storia era iniziata nella rovente estate del 1914, fra le condizioni poste dalle potenze ex occupanti per il via libera, vi fu la ripresa dei pagamenti, dilazionata su vent’anni. Fino, appunto, a ieri.
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