Sergio Tenderini: una foto per raccontare la città
Il fotografo varesino sarà tra gli ospiti della "Mostra dell'artigianato artistico" che si terrà a Ville Ponti dal 21 al 24 ottobre, dove porterà la sua opera
«In una sfera ci sta tutta Varese». E a guardare il suo scatto è un po’ così. Sergio Tenderini, fotografo varesino, alla mostra dell’artigianato artistico che si terrà a Ville Ponti dal 21 al 24 ottobre, porta la fotografia realizzata per la mostra "Sfere" che si è tenuta la scorsa primavera al Castello di Masnago. «É una ripresa fotografica di Piazza Podestà con una post-produzione che dà una visione sferica della piazza». Post-produzione? «Si, è un lavoro di elaborazione digitale che si fa sulla fotografia. Oggi si usa molto. L’avvento del digitale ha cambiato il lavoro del fotografo, prima facevo solo lo scatto e il lo sviluppo era esterno. Oggi devi avere la capacità di scattare la fotografia ma anche di seguire lo sviluppo e di lavorarle».
Attivo dal 1993, il suo studio fotografico è in Via Dandolo e porta l’esempio di tutti coloro che hanno vissuto il passaggio dalla pellicola al digitale nel mondo della fotografia. «Il digitale permette una qualità superiore, ti permette di avere un maggior controllo dell’immagine, dallo scatto allo sviluppo, ma non bisogna farsi prendere la mano. Ci sono fotografi che modificano l’immagine togliendole la creatività, rendendola uguale a molte altre». In digitale o in pellicola infatti, il segreto è sempre nelle mani di chi sta dietro uno scatto, «il fotografo deve sempre avere il controllo della macchina fotografica, senza abbattere la propria creatività». Una creatività che potrà essere messa in mostra durante l’esposizione di Ville Ponti, dove Tenderini e altri fotografi varesini esporrranno e presenteranno le loro opere ( a lato un’esempio del suo lavoro). «É molto bella, ho partecipato l’hanno scorso e ho visto opere di artigiani varesini davvero interessanti che non credevo esistessero a Varese. La maggior parte infatti, sono piccoli artigiani che non ti capita spesso di incontrare». Tornando alla sua professione però, una domanda sorge spontanea, sopratutto per chi ha nella mente l’immagine del fotografo intento a sviluppare immagini nella camera oscura». Dove sono finite? «Io ce l’ho ancora perchè credo che prima o poi tornerà di moda, ma siamo in pochi. Penso che la camera oscura sia come un vinile, il digitale come un cd: il primo ti permette di avere una foto meno perfetta ma più artigianale e artistica».
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