“Altro che ratt”: i frontalieri tornano sui manifesti
Dal Pd una campagna di affissioni per ricordare l'importanza e la dignità dei lavoratori pendolari. Con un messaggio anche per i politici locali: "Siamo preoccupati per le relazioni all'interno della Regio Insubrica"
I frontalieri tornano al centro dei manifesti, nelle province italiane al confine con il Ticino. Ma niente toponi né formaggio morsicato. Nel mezzo del cartellone c’è invece la grossa cassa di un orologio che può funzionare solo grazie al suo "ingranaggio" tricolore. "Altro che ratt… Senza frontalieri la Svizzera si ferma" recita lo slogan riportato sotto la foto. Anche gli autori, a differenza della campagna "Bala i ratt", questa volta sono tutt’altro che anonimi. L’iniziativa è firmata dal gruppo consiliare del Pd in Regione Lombardia che vuole in questo modo mantenere alta l’attenzione sul rispetto e sull’importanza dei lavoratori italiani al confine. «Abbiamo voluto dare una risposta ufficiale a quella che era una campagna denigratoria di tipo politico – ha spiegato Luca Gaffuri, capogruppo lombardo del partito democratico -. Questi manifesti saranno esposti nelle province di Varese, Como, Sondrio, Lecco e nel Vco. È un messaggio chiaro per ricordare che senza la presenza dei nostri lavoratori tutta l’economia del Canton Ticino non sarebbe così competitiva e di qualità».
Da tempo i consiglieri regionali, così come altri esponenti del Pd in Parlamento, stanno seguendo l’evolversi dei rapporti nei territori di confine. Rapporti che interessano anche circa 55 mila pendolari (se si considerano, oltre quelli che vanno in Ticino anche gli occupati nel Vallese e nei Grigioni) che negli ultimi tempi si sono incrinati. Questo per ragioni diverse che vanno dall’introduzione delle norme sullo scudo fiscale alle questioni salariali. «Abbiamo assistito al progressivo peggioramento del clima – ha detto Stefano Tosi, consigliere varesino – e temiamo che in vista delle elezioni, che si terranno nel vicino Cantone a marzo, attacchi come quello di "Bala i ratt" possano ripetersi. Inoltre siamo preoccupati per la piega che hanno preso i rapporti all’interno della Regio Insubrica dovuti alla mancanza di mantenere rapporti di reciproca correttezza. All’interno dovrebbe esserci collaborazione e non imposizione e su questo le forze politiche italiane hanno delle responsabilità precise».
Gli interessi in ballo, ricordano gli esponenti del Pd, sono reciproci e importanti: oltre al lavoro c’è la questione delle infrastrutture, dei ristorni e delle politiche fiscali che in Ticino favoriscono l’insediamento di imprese italiane mentre in Italia (scudo fiscale e inserimento della Svizzera nella lista dei paesi da monitorare per quanto riguarda la tassazione) hanno creato diversi problemi nei rapporti di "vicinato". «Il Pd è da sempre al fianco dei lavoratori frontalieri – ha aggiunto Alessandro Alfieri -. Le scelte del governo italiano non sono sempre state felici come la proposta di intervenire sul fondo di disoccupazione a disposizione di questi lavoratori». La campagna è condivisa anche dal Pd piemontese: «sono circa 5 mila i lavoratori del Verbano Cusio Ossola che ogni mattina si dirigono in Ticino o nel Vallese – ha precisato Aldo Rescigna, capogruppo del partito democratico in Regione Piemonte -. Si tratta di una forza lavoro qualificata, importante per la Svizzera perché sostiene l’economia locale ma anche per il nostro territorio che altrimenti non sarebbe in grado di offrire occupazione per tutte queste persone».
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