“Benedizione laica” per Agorà
Anche l'assessore alla cultura Claudio Fantinati ha avuto parole di apprezzamento per l'iniziativa della scuola gratuita di italiano per stranieri presso la parrocchia di Borsano
"Benedizione" anche dal Comune per Agorà, la scuola gratuita di italiano per stranieri, gestita da volontari, da poco attivata presso la parrocchia di Borsano con il supporto di Caritas parrocchiale e gruppo missionario migranti. Non l’unica in città, per fortuna, ma un ausilio gradito e utile. Venerdì è giunto in visita l’assessore alla cultura Claudio Fantinati che ha potuto apprezzare de visu l’organizzazione dell’iniziativa per un migliore inserimento degli immigrati che numerosi, anche se non sempre molto visibili, popolano anche questo rione. E in un breve incontro con la stampa ha avuto modo, dopo l’introduzione di Ornella Faraldo che esponeva finalità e modalità d’intervento di Agorà, di esprimere le sue opinioni sulla questione mai facile dell’integrazione dei "nuovi italiani". Che con l’apprendimento o il perfezionamento della lingua si spera di legare più profondamente a questo paese non sempre così ospitale. «L’integrazione» sosteneva Fantinati «è un fatto naturale, e iniziative come Agorà sono il miglior antidoto», la miglior risposta, ad ogni contestazione su quanto si fa o più spesso non si fa in materia di accoglienza. Di fronte a chi parla di affidarsi agli esperti, «personalmente ne diffido, combinano disastri, ma è un’opinione personale» butta lì Fantinati. «Quando ci sono problemi, derivano dalla cattiva educazione: è lì chiave, nell’educazione». E cita «l’amico cardinale Scola», il patriarca di Venezia, di quel Nordest segnato da un’immigrazione di dimensioni bibliche, quando sostiene che «il meticciato», la fusione di civiltà (piuttosto che la concezione del multiculturalismo come giustapposizione paritaria di culture identitarie) siano condizioni e sviluppi naturali, più volte verificatisi nella storia. Principio che certo non piacerà agli identitari a oltranza. All’assessore non poteva che spettare una difesa d’ufficio della città, prendendo lo spunto da un’iniziativa tanto condivisibile. Busto, secondo Fantinati, è una città che sa accogliere: «Non mi sento di dire che vi sia un problema di cattiva accoglienza, questo no. Ci sono, è vero, alcuni cattivi profeti che fanno molto rumore, ma il popolo», dice, è d’un altro avviso.
Don Mauro Magugliani, il parroco di Borsano, non si nasconde dietro un dito: il problema c’è. «Iniziative come questa portano alla comprensione, all’incontro, al dialogo. Dobbiamo ammettere che la gente spesso guarda con riserbo, quando non con timore, alla diversità. Dice bene l’assessore sulla cattiva educazione: perchè i ragazzini certe cose che poi vanno ripetendo, le hanno sentite a casa, o in giro. Da un lato, a scuola, all’oratorio, i ragazzi stanno insieme senza problemi. Dall’altro, ci sono ancora tanti timori nell’accostarsi a chi è portatore di una lingua, una cultura, una religione diversa. Un po’ di resistenza e di diffidenza, lo ammetto, c’è. La nostra scuola è stata avviata, in qualche caso quando cercavamo volontari ci siamo sentiti dire "l’avete avviata voi, gestitevela voi"». Don Mauro la prende con cristiana pazienza e un sorriso, ma queste sono parole di rara durezza.
Al piano di sopra, in una stanza i 25 allievi riuniti con i volontari fanno conversazione, perfezionano la lingua, il vocabolario e la corretta scrittura dell’italiano; in quella accanto giocano nel mini-asilo sette bambini, in maggioranza femminucce, accuditi da due suore (di cui una rumena, del resto in parrocchia la globalizzazione non è novità, con un prete camerunense!…) Non sanno ancora quasi l’italiano, i piccoli. Alla loro età, possono essere tutto. Tutti gli esseri umani nascono eguali, ma i bambini, a lungo, lo rimangono. A noialtri adulti decidere se domani dovranno dubitare della loro identità, sentirsi respinti da quella che è oggi la loro patria, o diventare pienamente italiani, senza dimenticare le radici familiari.
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