Busto Arsizio e i senza fissa dimora: “visibile” il volontariato, meno i servizi sociali
Emerge da una ricerca-sondaggio su 257 bustocchi svolta dall'Università Bicocca per il progetto Volare - Volontari che lavorano in Rete. La simpatia per chi è senza casa prevale sulle richieste di sicurezza e decoro
Busto non è insensibile al problema di chi è senza un tetto sulle spalle; e da un sondaggio su un campione di 257 persone, prevarrebbe la preoccupazione per le loro condizioni su quella per il decoro o la sicurezza.
Emerge da una ricerca commssionata per il progetto VO.LA.RE. – VOlontari che LAvorano in REte – promosso dall’Associazione Ali d’Aquila ONLUS, dal Forum del Terzo Settore e dalla Parrocchia dei Frati, e finanziato dalla Fondazione Cariplo, dai Centri di Servizio per il Volontariato della Lombardia e dal Fondo speciale per il Volontariato in Lombardia. Obiettivo della ricerca era verificare le percezioni e le opinioni degli abitanti di Busto Arsizio in merito ai senza dimora presenti in città, e la conoscenza e le opinioni che essi hanno dei soggetti che si curano del problema.
L’indagine è stata realizzata dal Laboratorio di Sociologia Applicata del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca con metodo telefonico (C.A.T.I – computer aided telephone interviews) nei giorni 29 ottobre, 2 e 3 novembre 2010, su un campione di 257 casi rappresentativo della popolazione residente a Busto, dai 18 anni in su. Il dr. Renato Carletti, che collabora con il dipartimento di Sociologia dell’Universita’ Milano Bicocca, ha elaborato i risultati.
I risultati emersi evidenziano una buona sensibilità della cittadinanza verso i senza dimora. Il problema non è considerato tra quelli più gravi della città (vengono di gran lunga sentiti come prioritari il traffico e la struttura delle strade), tutavia una parte consistente della popolazione rivela una accentuata capacità empatica verso chi non ha dimora, dimostrata, ad esempio, da un interesse per la qualità della vita di chi non ha casa (43%), che è molto più diffuso rispetto alla preoccupazione per il decoro urbano e l’occupazione di edifici (8%), e alla preoccupazione per la perdita di sicurezza dei cittadini di Busto (16%). Anche i tipi di intervento maggiormente auspicati riflettono empatia e comprensione umana: pochi sono i cittadini che vorrebbero interventi di sgombero e allontanamento dei senza dimora (7%), mentre la maggior parte auspica il reinserimento sociale (60% degli intervistati, con accentuazioni fino al 70% per i laureati) o la distribuzione di pasti e l’apertura di un centro di assistenza (26%).
Parlando delle associazioni e degli enti che si occupano dei problemi dei senza dimora in città, emerge una capacità immediata di collegare il problema dei senza dimora con il lavoro svolto dal volontariato: quasi tre cittadini su quattro sanno che a Busto sono le associazioni di volontariato e le parrocchie che si occupano dei senza tetto. Questo collegamento immediato non avviene invece per i Servizi Sociali: questi ultimi sono riconosciuti come un soggetto che si occupa del problema dal 63% dei cittadini solo se l’intervistatore esplicitamente li nomina (risposta stimolata). Per i cittadini di Busto, tuttavia, il soggetto che per primo dovrebbe occuparsi della questione non è il terzo settore (volontariato 5%, parrocchie 4%) , ma proprio il pubblico (i Servizi Sociali 64% e lo Stato 9%), mentre il terzo settore dovrebbe avere piuttosto un ruolo sussidiario rispetto all’intervento pubblico per il 54% dei rispondenti.
La sensibilità della popolazione che riconosce l’importanza del volontariato si accompagna alla dichiarazione di disponibilità a mettere in atto comportamenti di sostegno, quali donare abiti usati, donare somme di denaro, e aiutare un amico o famigliare, ma anche uno sconosciuto, che si è trovato a non avere dimora. Circa un cittadino intervistato su dieci del campione , inoltre, dichiara di aver lavorato come volontario in una associazione che si occupa dei senza dimora, e quasi la metà degli intervistati (42%) dice che potrebbe farlo in futuro.
Per i promotori (Ali D’Aquila, la Parrocchia del Sacro Cuore-Frati, il Forum del Terzo Settore) la ricerca ha evidenziato che nonostante tutto c’è a Busto attenzione verso i senza dimora e verso il mondo del volontariato, anche se coloro che hanno accettato di rispondere all’intervista probabilmente sono più sensibili ai problemi della città: la associazioni e la parrocchia auspicano che tale sensibilità sia sempre più visibile a Busto e possa sempre più tradursi in comportamenti agiti. Dalle buone intenzioni, insomma, ai fatti concreti.
Per chi volesse dare una mano o avere ulteriori informazioni: scrivere a progettovolare@alidaquila.org
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