Cinema e teatri protestano contro i tagli alla cultura
Anche in provincia lo sciopero nazionale contro i tagli al Fondo unico dello spettacolo previsti dalla Finanziaria 2011. Gli operatori: “Iniziativa inutile di lunedì, ma significativa: contributi alla cultura al minimo storico”
Cinema e teatri chiusi nella giornata di lunedì per protesta contro la finanziaria 2011. Ma solo simbolicamente: i teatri sono già chiusi al lunedì (e anche molti cinema monosala), mentre i diversi cinema multisala rimarranno aperti appendendo un cartello che spiega la protesta. I proprietari e gestori dei moti esercizi aderiscono ideologicamente allo sciopero generale organizzato da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil contro i tagli previsti per il Fondo unico dello spettacolo, oggi sceso a 288 milioni di euro. Un contributo contributo statale oggi ridotto al minimo storico, a cui sono state anche tolte molte agevolazioni fiscali. Il sistema culturale italiano, che coinvolge circa 250mila lavoratori, è quindi in rivolta.
In provincia di Varese, tra poco preavviso e adesioni ideologiche, molti operatori hanno deciso di trovarsi a effettuare una singolare pretesta: un pranzo alla Castellanza di Varese per far vedere che “con la cultura si mangia”. Tutti i vari gestori aderiscono comunque all’iniziativa, anche in modi diversi:

«Aderiamo in parte allo sciopero. Purtroppo la notizia è arrivata troppo tardi. Metteremo le mezze luci anche nell’ingresso, oltre a un cartello dato dall’Agis che spiega l’iniziativa. Chiudere la sala, con un preavviso così breve dato a noi e agli spettatori, così all’ultimo momento, sarebbe soprattutto un disservizio. A saperlo prima, ci sarebbe stata piena adesione. Nello spirito condividiamo quasi tutto: riguarda molto le produzioni cinematografiche che un esercizio come noi, ma nello spirito della proposta aderiamo».

«Abbiamo organizzato questo pranzo tra operatori del settore per dimostrare che aderiamo all’iniziativa, perché farla di lunedì, che molti teatro sono chiusi, è un po’ furba. Ognuno comunque aderisce con formule diverse. Da un punto di vista di chiusura non chiudiamo, ma metteremo un cartello che spiega cosa sta succedendo. Non è solo una protesta a sostegno della cultura, ma anche di carattere sindacale: ci sono migliaia ai disposti di lavoro».

«Vi è sicuramente la nostra adesione allo sciopero, intimamente perché i nostri teatri erano già chiusi. Ma vi anche una grande valutazione critica. Ci si è svegliati quando si sta già sotto le macerie. L’Agis, che dovrebbe essere controparte nelle trattative, è sempre stata invece associazione lobbistica e connivente rispetto alle spartizioni. Gli scioperi andavano fatti dal 2003 da quando la situazione è diventata critica. Bisognerebbe che il ministero sovvenzionasse i teatri per mantenere prezzi meno classisti e più popolari, anche dando meno contributi alle compagnie, solo così si crea il ricircolo giusto. Anche sulla scelta del giorno per fare sciopero sono critico: si dimostra la pochezza delle categorie scegliendo un giorno in cui i teatri sono già chiusi. È poco incisivo. Questo è un settore che sta morendo: il teatro è un servizio pubblico e non viene per nulla garantito.

«Aderiamo nel senso che facciamo questo incontro a pranzo in cui sottolineamo il problema alla città e ai media. Non avrebbe senso cancellare delle iniziative oggi: è infatti ridicolo indire uno sciopero per il lunedì, le persone non lo capiscono, anche perché i teatri hanno giorni di chiusura il lunedì. Per conto nostro abbiamo appeso il cartello dell’Agis da tutta la settimana. Secodno me non è la giornata di uno sciopero che può cambiare le cose, ma la pratica della vita di tutti i giorni. Lo dico con orgoglio, ma noi, per esempio, cerchiamo tutto l’anno di rimanere attenti alle problematiche della cultura, con le proposte che facciamo. Crediamo nei diritti del pubblico e nella partecipazione come risorsa».
Paolo Corino (direttore multisala Sterpelx di Tradate)
«Non abbiamo avuto nessuna comunicazione riguardo a questo sciopero. Gli amministratori sono fuori sede, non so se aderiamo. In genere queste iniziative, sicuramente simboliche, lasciamo un po’ il tempo che trovano. Certo che poi fare lo sciopero al lunedì non serve a nessuno. Studieremo se mettere fuori un cartello».
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