“I politici non rispettano le leggi? Voi non siete come le scimmie”

Tutti i bambini in silenzio e poi tutti in fila a farsi lasciare un autografo. Ad aver rapito l’attenzione e l’entusiasmo degli alunni delle medie di Cantello non è stato un calciatore o l’attore di un film ma una “Lezione di legalità”.
In cattedra Gherardo Colombo, il magistrato che ha seguito le inchieste più delicate della storia recente di questo nostro paese, invitato dall’Anpi, da Legambiente, da Name Diffusion Arci in collaborazione con l’istituto comprensivo e l’amministrazione comunale di Cantello.
Sono passati ormai 3 anni e mezzo da quando Colombo ha appeso la toga al chiodo dopo una vita passata in prima linea sul fronte della giustizia: “Mani pulite”, l’inchiesta sulla “P2”, le indagini sull’omicidio dell”’eroe borghese” Giorgio Ambrosli, i processi Imi-Sir/Lodo Mondadori/Sme. L’ex magistrato ha conosciuto e illuminato le pieghe più oscure di questa nostra repubblica e le mele più marce della sua democrazia. Poi ha capito che non era abbastanza, che il suo servizio alla giustizia doveva essere fatto altrove: nelle scuole.
«In Italia quella tra cittadino e legalità è una relazione sofferta, la cultura di questo Paese di corporazioni è basata soprattutto su furbizia e privilegio. Tra prescrizioni, leggi modificate o abrogate, si è arrivati a una riabilitazione complessiva dei corrotti», aveva dichiarato in un bellissimo articolo sul Corriere della Sera di 3 anni fa, «Voglio incontrare i giovani e spiegare loro il senso della giustizia. Mi sono convinto che, affinché la giurisdizione funzioni, è necessario esista una condivisa cultura generale di rispetto delle regole».
Da allora si è sempre dedicato a quello, e dopo centinaia di incontri, moltissimi anche nelle scuole del Varesotto, eccolo anche a Cantello a spiegare cos’è la libertà, cosa significa scegliere, vivere insieme e rispettare le regole.
«Si è liberi se si può scegliere – ha spiegato Colombo -, si può scegliere se si ha la conoscenza e si ha la conoscenza se si studia e si va a scuola».
Faro delle sue lezioni è la Costituzione, «norme fondamentali dello stato ma che senza l’impegno di ognuno dei suoi cittadini diventa solo un foglio di carta», e invece va compresa, fatta propria in ognuno dei suoi principi. Niente come una lezione dell’ex magistrato fa capire quanto il castello delle norme giuridiche che regolano la nostra vita si regga sull’equilibrio dei comportamenti individuali. Ogni legge ha il suo significato e ogni violazione, anche se piccola, ne destabilizza il principio. Per questo il rispetto delle regole deve partire dalle cose di tutti i giorni, «non copiare a scuola, rispettare il proprio fratellino, non parcheggiare in doppia fila», per un’azione virtuosa che vada a risalire e contagiare tutta la scala gerarchica della società. Su fino alle élite economiche e politiche. Non a caso una delle domande degli alunni chiedeva, «ma se i politici non rispettano le regole come facciamo a rispettarle noi?».
A lui la risposta più ovvia: «siete forse voi come le scimmie? Che se una si gratta la testa lo fanno anche le altre? La risposta la conoscete e dovete imparare ad applicarla quotidianamente. E passa solo dal rispetto delle leggi, penali e non, che regolano la libertà e i diritti di tutti».