L’industria aeronautica produce anche per le guerre
I pacifisti Stefano Ferrario, Marco Tamborini ed Elio Pagani hanno reso noti i dati del Sipri, autorevole istituto di ricerca della pace di Stoccolma
«L’Italia è al 5° posto al mondo per vendita di armamenti. In particolare Finmeccanica è la quinta holding bellica al mondo, come è emerso dalla trasmissione di "Report"di domenica scorsa». A parlare è Stefano Ferrario, esponente di “Disarmiamolapace” e collaboratore di "PeaceReporter", che insieme a Marco Tamborini ed Elio Pagani, ha reso noti in una conferenza stampa alcuni dati relativi all’industria bellica sul territorio del Varesotto.
I tre pacifisti si rifanno al rapporto annuale del Sipri, autorevole istituto di ricerca della pace di Stoccolma. «Nel territorio varesino – spiega Ferrario – AgustaWestland e Alenia Aermacchi hanno in prevalenza produzione bellica. Non sono le parole di un povero pacifista, ma i dati di bilancio di Finmeccanica: l’81% del fatturato arriva dai settori aeronautico e di sistemi di difesa. Quindi la produzione di sistemi d’arma. Il restante 19% è civile. A tal proposito però Ansaldo, che fa parte di quel 19%, in un recente accordo con EDF Francia, si occuperà di costruire le centrali nucleari italiane».
Secondo Ferrario, numerose operazioni delle due aziende aeronautiche avrebbero anche infranto la legge 185/90, la norma più restrittiva in Europa per quanto riguarda il commercio di armi che, all’articolo 1, vieta la vendita di armi a paesi che sono in guerra o che violano i diritti umani, come ad esempio la Libia. L’AgustaWestland viene citata dai pacifisti anche per la commessa con la Turchia per la fornitura di 60 A129 Mangusta, elicotteri da combattimento. L’elenco è lungo e comprende l’acquisto dei cacciabombardieri F35. A questo proposito per iniziativa di Disarmiamolapace è stata attivata una mailbombing su tutti i parlamentari per non votare l’acquisto degli F35 nella Finanziaria. Il link a cui firmare è: http://www.peacelink.it/nosoldiaF35.
Per i pacifisti è allo stesso modo strategica la questione legata all’obiezione di coscienza e all’occupazione. «Prima di laurearmi in scienze politiche mi sono diplomato in costruzioni aeronautiche – conclude Ferrario-. Poi per scelta non sono entrato in AgustaWestland, anche se io vivo a un passo da quell’azienda».
Infine, l’economia civile conviene, anche sul piano dell’occupazione, più di quella militare. Lo dimostrerebbe una ricerca dell’istituto di ricerca di politica economica dell’università del Massachusetts (Stati Uniti).
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