Le telefonate via internet aiutano gli audiolesi
Uno studio dell'Inselspital ha dimostrato che la più ampia fascia di frequenze garantite dai servizi di telefonia via internet facilitano la comprensione con problemi di udito
I servizi di telefonia via Internet, come Skype e Google Talk, potrebbero facilitare la vita agli audiolesi. Da uno studio dell’Inselspital di Berna risulta infatti che chi ha difetti di udito comprende meglio quanto trasmesso su tali canali rispetto ai telefoni classici. La telefonia via internet trasmette con una fascia più ampia di frequenze (da 200 a 8500 herz) rispetto ai telefoni tradizionali (da 300 a 3400 hertz). Questi ultimi, in particolare, non trasmettono gran parte dell’alta modulazione prodotta della pronuncia delle lettere F, C, S e T. Per le persone normali ciò non è un problema, ma per chi ha problemi di udito l’informazione sonora peggiora parecchio e quindi non capisce più le conversazioni. Vari studi hanno mostrato che circa il 30% delle persone dotate di un qualche tipo di apparecchio uditivo non riesce più a telefonare, nemmeno con l’aiuto di amplificatori. «All’origine della scoperta, pubblicata su “Otology & Neurotology”, c’è stato un fatto casuale» ha spiegato Pascal Senn che ha diretto la ricerca assieme al collega Georgios Mantokoudis. Quest’ultimo da anni non riusciva più a telefonare con la nonna dall’udito compromesso quando, parlando tramite Skype ad una cugina in Grecia, si accorse che l’anziana era entrata nella camera e capiva i loro dialoghi. Egli ha quindi cercato di trovare una spiegazione al fatto. Un gruppo di ricercatori dell’istituto di otorinolaringoiatria del-l’Inselspital di Berna ha quindi creato un programma informatico per simulare la qualità telefonica standard e Internet.
La qualità delle telefonate via Internet è risultata migliore per tutti. Tre i gruppi del test: sordi con protesi uditive, persone con ca-pacità uditive ridotte e persone dall’udito normale. Escludendo le prove che erano o troppo facili o troppo difficili per i partecipanti, questi ultimi in media hanno compreso meglio il 15% delle parole e il 25% delle frasi. Secondo Pascal Senn si tratta di un miglioramento considerevole. «Peccato – aggiunge – che l’uso di Internet sia ancora troppo complesso per molte persone anziane».
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