Suor Marcella: “Il mondo non sa cosa stiamo vivendo. La mia gente muore”

È un grido di dolore e di fatica quello della religiosa bustocca attiva a Waf Jeremie, bidonville della capitale haitiana Port-au-Prince. L'epidemia avanza: "dobbiamo cremare i morti, i cimiteri non li accettano"

Riportiamo l’aggiornamento di stamane dal "Vilaj Italyen" di Waf Jeremie a Port-au-Prince, Haiti, dove opera la suora bustocca Marcella Catozza. A fermare la ricostruzione e infierire sui sopravvissuti del grande terremoto, c’è ora il colera. Per contatti, donazioni, aiuti è sempre possibile rivolgersi all’associazione Kay La.

"Il mondo non sa cosa stiamo vivendo in Haiti, e Port au Prince, non sa cosa stiamo vivendo a Waf. Ho 35 pazienti a letto di cui 10 in fleboclisi, 5 critici ed ogni ora invio gente all’ospedale. Ogni giorno circa 80 pazienti di cui una decina da stabilizzare e trasferire di urgenza, una ventina che restano lì in flebo, gli altri che restano lì e vanno a casa la sera. Ormai siamo aperti 24 ore su 24, ma da sola non ce la posso fare. Siamo a questo ritmo da lunedì scorso, sabato e domenica abbiamo avuto come 150 persone di cui il 50% gravi.
Abbiamo iniziato a cremare i morti perchè i cimiteri non li accettano e non fanno fosse comuni.
Credo che in Italia non vi arrivino le notizie perchè qui siamo in un lazzaretto.

Con L’albero della vita, una ONG di Milano, abbiamo presentato un progetto che sarà finanziato da ECHO in cui si contempla anche l’emergenza colera: sono previsti tre medici, 9 infermieri , 6 per la pulizia…. varie figure… noi siamo classificati a livello del governo come un centro di presa in carico del colera. Ho telefonato al mio amico dottore messicano, sto chiedeno aiuto al mondo. È pronto a partire venerdì mattina, è un medico d’urgenza, pompiere, specializzato in riscatto disastri. Gli abbiamo chiesto di fare il capo progetto. Aspetto di dargli le chiavi della clinica e dormire due giorni!!!!!!!!!!

Ho bisogno di altri aiuti, ma ne ho bisogno subito, da sola non reggerò ancora per molto. Oggi ho telefonato alla Cristina di Avsi se veniva a farmi la notte perchè stavo crollando e solo per questo sono riuscita dopo le 22 ad essere a casa.

La mia gente sta morendo e non la posso abbandonare.
Domani mattina ricomincio da sola… io con i miei boys che sono diventati 15 tra l’addetto al cloro, allo svuotamento secchi, alla preparazione dei cadaveri, al controllo delle flebo, all’eliminazione dei vestiti e degli oggetti personali e 8 infermiere che ho assunto di corsa sabato ma che chiaro non sanno come muoversi…
Oggi ho perso una ragazzetta di vent’anni, non riuscivamo a prenderle la vena già stracollassata e così le ho messo un sondino per mandarle giù liquidi, non sapevo cosa fare, ero sola in una bidonville sperduta dei Caraibi.

Prego la Madonna che fermi la malattia: il picco è previsto per fine mese e non ci stiamo avvicinando a grandi passi: tutti gli aiuti che mi arriveranno saranno una benedizione e l’abbraccio di Cristo alla mia vita.
Abbiamo bisogno di aiuto e di sentirvi vicini."

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Novembre 2010
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