Graglia: “Il teatrino della politica rovina la nostra credibilità”
Le preoccupazioni sulla situazione economica espresse del presidente di Univa. Il 2010 sarà ricordato come "l’anno nel quale si è allargata al massimo la distanza tra il Palazzo e il paese reale"
«Se il 2009 era stato l’annus orribilis per l’economia, il 2010 sarà ricordato per essere stato, nel nostro Paese, l’anno nel quale si è allargata al massimo la distanza tra il Palazzo e il paese reale». È stato questo il commento sull’anno che si sta chiudendo fatto dal Presidente Michele Graglia nel corso dell’ultima riunione 2010 della Giunta dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. «Si sono persi – ha spiegato – all’incirca sei mesi di tempo per nulla. Mesi nei quali la politica è stata completamente assorbita dalle diatribe interne ai partiti, mentre avrebbe potuto e dovuto occuparsi dei problemi veri della società e dell’economia».
Purtroppo – ha aggiunto – il tormentone non è finito, perché non si può certo pensare, dopo che la mozione di sfiducia è stata respinta con soli tre voti alla Camera, che il Governo in carica possa avere una prospettiva di stabilità per la parte rimanente della legislatura. Da qui la preoccupazione degli imprenditori che possa proseguire un logoramento dannoso per l’approvazione delle riforme necessarie e, come testimoniato dai molti operatori che si recano all’estero per affari, possa deteriorarsi ancor più l’immagine dell’Italia fuori dai propri confini.
«Ci eravamo conquistati fiducia e ammirazione – ha chiosato Michele Graglia – dimostrando di essere capaci di fronteggiare la crisi economica mondiale grazie alla qualità dei nostri prodotti e alla velocità con la quale abbiamo saputo indirizzare le nostre esportazioni verso nuovi mercati in crescita. Il teatrino della politica degli ultimi mesi fa perdere però credibilità all’Italia intera. Auguriamoci quindi – ha concluso – che si ritrovi da parte di tutti la consapevolezza che i litigi continui non costruiscono nulla di buono, anzi distruggono soltanto».
Per quanto riguarda la vicenda della NewCo Fiat-Chrysler e della decisione di Sergio Marchionne di non associarla a Confindustria finché non si arrivi ad avere un nuovo contratto collettivo di lavoro per il settore auto, il Presidente Graglia ha osservato che, se da un lato il sistema delle relazioni sindacali nel nostro Paese necessita di un’ampia rivisitazione, in considerazione delle dinamiche di un mercato che si evolve e si modifica rapidamente, dall’altro occorre ricordarsi che gli strumenti esistono già.
«Nell’ambito delle nuove regole stabilite con i più recenti accordi sul modello di contrattazione, in particolare sul secondo livello – ha osservato – si sono aperte delle elasticità inquadrate tuttavia in un sistema di regole e di riferimenti certi, che proprio Confindustria e l’intero sistema associativo industriale hanno contribuito a definire». All’interno di tale quadro, possono trovare dunque soluzione esigenze particolari, come è già accaduto nel caso del contratto nazionale delle Telecomunicazioni, dopo la fine del monopolio Telecom e l’apertura di questo mercato a qualunque operatore, domestico o straniero.
Sì, in altri termini, allo svecchiamento delle liturgie di confronto sindacale, ma puntando a trasformare quest’ultimo in un vantaggio competitivo. Un’illusione? No, se si considera che altrove è già così. In Germania, ad esempio, Paese nel quale anche la coesione sugli obiettivi tra sindacati, imprese e governo viene considerata, insieme alla capacità di innovazione del sistema produttivo, uno dei maggiori punti di forza dell’economia. Un’economia che – probabilmente non per caso – sta crescendo oltre il 3 per cento annuo. Tre volte quella italiana.
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